Domani le profughe a Lavarone I lavori dopo l’attentato incendiario
I lavori dopo l’attentato incendiario
Dopo l’attentato incendiario alla casa delle suore Elisabettine di Lavarone, dove da domani saranno ospitate 24 profughe nigeriane, sono proseguiti a ritmo serrato i lavori di sistemazione della struttura.
L’edificio delle religiose è contornato da un parco. Ora è vuoto, le suore lo hanno liberato. Durante l’estate veniva usato come casa vacanza e di preghiera.
Là mercoledì si vedeva la ferita delle fiamme. Ma la porta di rovere ha resistito. «Il rovere è un legno duro, difficile da scalfire e spesso anche il fuoco deve arrendersi», racconta Aldo Rocchetti, falegname che sta recuperando ed verniciando la porta.
«L’atto vandalico ha ricompattato i cittadini. Dobbiamo conoscere la storia di queste ragazze prima di poterle giudicare. Ricordiamoci che prima viene sempre l’essere umano. Ed io so da che situazioni arrivano. Il dialogo deve essere il filo conduttore di una comunità. Si pensi che le mie impiegate si sono offerte di dare una mano nell’accoglienza, i vari gruppi del volontariato scenderanno in campo uniti per far vedere che le nostre comunità portano nel cuore l’accoglienza», dice Nicoletta Carbonari, la presidente della Magnifica Comunità degli Altipiani Cimbri.
«Smorziamo i toni, Lavarone ed i suoi cittadini sono ospitali, sono stati emigranti e capiscono il problema» commenta Silvano Bertoldi che abita a poca distanza dalla casa delle suore, di via Dante a Cappella.
L’arrivo delle ragazze nigeriane è confermato per domani in tarda mattinata. C’è, però, la consapevolezza che quest’atto dimostrativo , violento, sicuramente indicatore di disagio, non debba essere preso sotto gamba.
C’è chi ha pensato di portare delle sciarpe, dei berretti, dei calzini di lana. «Quassù in montagna a 1.200 metri di altezza fa freddo e loro probabilmente non hanno gli abiti adatti per affrontare l’inverno», ci dice una signora, che non vuole essere citata.
«La Croce Rossa con i suoi volontari si mobiliterà. Collaboreremo a preparare il pranzo, poi siamo aperti ad ogni iniziativa. In questo periodo stiamo lavorando a fare i ceppi di Natale, cercheremo di coinvolgere alcune profughe per sera in questa attività che ci serve come autofinanziamento», ci dice Maurizio Giori, responsabile Croce Rossa di Lavarone.
«Tutte le associazioni di volontariato degli altipiani mi hanno telefonato, c’è moltissima solidarietà, tutti vogliono concorrere a fare qualcosa di positivo». Domani ci sarà un’accoglienza soft, sono stati invitati gli amministratori di Folgaria e Luserna. «Ci sarà anche un rappresentante della Provincia. Per altre iniziative avremo tempo per decidere» racconta il sindaco di Lavarone, Isacco Corradi.
«In questa situazione non c’è maggioranza o minoranza siamo tutti di Lavarone», ha affermato più volte il leader dell’opposizione, Claudio Stenghele, che ogni anno organizza prima di Natale la manifestazione «La zena poareta», il cui ricavato va sempre in beneficenza.
«Le 24 profughe saranno senz’altro nostre ospiti. Abbiamo ripulito tutto, i segni della triste storia, almeno sui muri, sono spariti. Si riparte», sintetizza Stenghele.