Gli studenti «bocciano» la laurea a Marchionne
Si sta trasformando in un caso la decisione del Senato Accademico dell’Università di attribuire una laurea honoris causa in ingegneria meccatronica all’Amministratore Delegato di FCA Sergio Marchionne. Dopo la lettera di alcuni docenti che, riprendendo le perplessità espresse dal professor Pascuzzi che in Senato si era astenuto, esprimono il loro disaccordo rilevando soprattutto come il curriculum del manager italo-canadese non evidenzi particolari conoscenze nel campo della meccatronica, arriva la presa di posizione degli studenti di Udu e Unitn che avanzano dubbi anche sui valori morali ed etici di Marchionne.
Con un comunicato i rappresentanti degli studenti criticano innanzitutto il metodo usato dai vertici dell’ateneo, che hanno preso la decisione in una riunione del Senato accademico convocato nella sua forma ristretta, senza la loro presenza. Per statuto l’organismo, di cui fanno parte il Rettore, il direttore generale, tre membri nominati dal Rettore, quattro in rappresentanza dei docenti più due studenti, si riunisce in forma allargata a questi ultimi solo quando deve affrontare questioni legate ai corsi di studio. Una regola che gli studenti contestano. «Da tempo - scrivono in un comunicato - chiediamo di non essere mai esclusi dalle decisioni prese in Senato Accademico e di poter partecipare e concorrere alle scelte fatte dall’Ateneo. Sappiamo che il Dipartimento di ingegneria industriale si è espresso a favore del conferimento della laurea, ma ci teniamo a sottolineare che la decisione di conferire una laurea honoris causa è una decisione di natura strettamente politica e che quindi dovrebbe investire il Senato Accademico al suo completo».
Nel merito poi gli studenti sono contrari a riconoscere onoreficienze a un manager che accusano di aver «smantellato i diritti dei lavoratori e usato la delocalizzazione come strumento per far crescere l’azienda, utilizzando le falle nelle leggi europee per eludere il fisco italiano».
Non intendono invece disquisire su quanto fatto come amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobile e di Ferrari ma si concentrano sulle sue qualità di ingegnere Augusto Visintin, Claudio Della Volpe e Raffaele Mauro, i tre docenti autori della lettera aperta in cui esprimono tutte le loro perplessità sul riconoscimento a Marchionne. Si concentrano solo sulla mancanza di competenze nella meccatronica che dovrebbero giustificare il rilascio di un titolo accademico di quella portata.
Competenze che invece Dario Petri, direttore del Dipartimento di ingegneria industriale dell’Università, l’organismo che ha proposto la laurea honoris causa, ritrova nel lavoro del manager Fiat. «All’ingegnere meccatronico - spiega - sempre più vengono richieste competenze di tipo gestionale anche nei curriculum». Ma la vera ragione per questa scelta è effettivamente «politica» e va ricercata nella lunga collaborazione esistente ra il Dipartimento di ingegneria industriale di Mesiano e il Centro ricerche Fiat, collaborazione che si sta sviluppando proprio nel settore della meccatronica. «Abbiamo nostri tesisti che vanno al Centro ricerche - conferma Petri - ed ex studenti che lavorano lì su progetti europei. Una realtà che si sta molto orientando, come altre, sulla ricerca nel campo dei veicoli autonomi».
Un coinvolgimento e una collaborazione insomma a cui l’Università tiene molto e che la laurea honoris causa al leader Fiat può ulteriormente consolidare.
A dire l’ultima parola sulla vicenda però sarà ora il Ministero, unico titolato a decidere se l’ingegner Sergio Marchionne, che oltre a due lauree ottenute sul campo (in filosofia e giurisprudenza) ne ha già collezionate altre quattro onorifiche (due in giurisprudenza a Windsor - Canada e Troy - Michigan, una in economia e commercio a Cassino e una in ingegneria gestionale al Politecnico di Torino) più due master (Fondazione Cuoa di Altavilla Vicentina e Toledo - Ohio), ha le carte in regola per ricevere la corona d’alloro anche a Trento.