Ragazza punita perché non lavava i piatti Il padre patteggia un mese di detenzione
Ha patteggiato una pena (minima) il padre di una ragazza 18enne che sarebbe stata punita dal genitore perché non lavava i piatti e in casa non collaborava (o forse non quanto ci si aspettava da lei) allo svolgimento delle faccende domestiche.
La vicenda, che a tutela della vittima riferiamo in maniera rigorosamente anonima, si inseriva in un contesto di rapporti famigliari deteriorati, con genitori separati e la figlia adolescente, andata a vivere con il padre, ma poi entrata in pesante conflitto con il genitore tanto da rifugiarsi spesso presso la madre.
Due erano le condotte che venivano contestate al padre della ragazza, un 53enne di Trento. Nell'estate del 2015 l'uomo sarebbe andato su tutte le furie perché la figlia non aveva lavato i piatti. L'uomo avrebbe insultato la ragazza e poi sarebbe passato alle vie di fatto mettendo le mani sotto il mento della figlia che sarebbe stata spintonata e poi cacciata di casa costringendo la 18enne a chiedere ospitalità presso la madre.
Il secondo episodio risale all'ottobre di quello stesso anno. A far perdere la pazienza al genitore ancora una volta sarebbe stata una banale vicenda domestica. La ragazza riferì che il padre aveva reagito in modo violento dopo che questa, mentre armeggiava con la lavatrice, aveva usato l'espressione «detersivo di merda». L'uomo reagiva - questo almeno ha poi raccontato la figlia sporgendo querela contro il genitore - dandole dell'«animale».
La ragazza sarebbe stata poi afferrata per il collo, sollevata con una mano tanto che le era difficoltoso respirare.
In soccorso della figlia accorse la nuova convivente del padre, che pure in passato era stata uno dei motivi che rendeva la convivenza tra padre e figlia difficile. Dopo essersi liberata dalla presa al collo, la figlia si recava in ospedale dove le venivano diagnosticate «contusioni multiple da percosse» giudicate guaribili in 7 giorni».
Il padre della ragazza, imputato di abuso dei mezzi di correzione o di disciplina, ha sempre respinto le accuse ma alla fine ha scelto di patteggiare 30 giorni di reclusione. La pena concordata tra accusa e difesa (sostenuta dall'avvocato Mario Murgo) è stata applicata ieri dal giudice Giuseppe Serao.
In questo modo l'imputato ha evitato di affrontare un processo che sarebbe stato doloroso e lacerante per tutta la famiglia.