Spaccatura nel Pd trentino Dorigatti contro Nicoletti
Dopo il referendum sulla riforma della Costituzione, fratture sempre più profonde all’interno del Pd trentino
Pd sempre più diviso dopo la debacle del governo al referendum costituzionale. Volano coltelli a Roma, ma anche a Trento non si scherza.
Dopo il suo No - in verità pronunciato a bassa voce nei giorni scorsi in nome del ruolo istituzionale ricoperto - il presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti replica alle accuse arrivate dal deputato Michele Nicoletti.
«Al deputato Nicoletti rispondo che io ho votato No in base al contenuto della riforma e non a logiche correntizie e per il mantenimento più forte della nostra autonomia».
A urne ormai fredde il referendum continua a fare litigare, fuori e dentro i palazzi della politica. Dorigatti, ex segretario provinciale della Cgil, era sulla linea del suo sindacato: No alla riforma che prortava la firma del ministro Maria Elena Boschi e che è costata la poltrona di premier a Matteo Renzi. Mondo variegato, quello della sinistra politica e sindacale. Ad esempio Franco Ianeselli, che ha preso il posto di Dorigatti alla segreteria della Cgil del Trentino, ha scelto invece la linea del Sì, che poi era quella della maggioranza renziana a Roma.
E ora scoppiano le polemiche fra le diverse anime della sinistra Pd.
Dorigatti spiega come secondo lui il No alla riforma costituzionale rafforzava l’autonomia speciale del Trentino e dell’Alto Adige più della clausola di salvaguardia con l’«intesa» per la modifica dello Statuto contenuta nel testo bocciato.
«Anch’io ho difeso l’autonomia perché la riforma era insufficiente. Io penso che l’autonomia debba essere solidale e guardare all’intero Paese, mentre con questa riforma le altre Regioni avrebbero avuto meno competenze e in futuro questo avrebbe aumentato la distanza tra le speciali e loro. Non possiamo pensare di togliere acqua ad altre Regioni mentre a noi rimaneva. Secondo me c’era la necessità di rilanciare il regionalismo e in questo ci sta anche l’autonomia speciale. Io guardavo anche nelle altre Regioni».
In merito alla differenza tra Trentino e Alto Adige (in Sudtirolo l’elettorato ha seguito i «suggerimenti» della maggioranza in Provincia di Bolzano ed ha quindi votato Sì mentre i trentini si sono comportati come la maggioranza degli elettori italiani, dicendo No alla riforma Boschi), invita a non drammatizzare: «Non è perché due o tre persone del Pd o del centrosinistra hanno detto che avrebbero votato no abbiamo perso le elezioni in Trentino. Le motivazioni del risultato magari sono più profonde e vanno ricercate nel disagio sociale. È chiaro che c’è stata anche una valutazione politica».
«Siamo diversi rispetto all’Alto Adige. Quando per la Consulta per la riforma dello Statuto abbiamo commissionato un sondaggio su quello che pensano i trentini dell’autonomia è emerso che per la maggioranza dei trentini la percezione sull’autonomia è molto poca. Non è che abbiamo scoperto solo con questo voto che ai trentini non interessa l’autonomia. Direi che a maggior ragione ora è utile il lavoro che la Consulta sta facendo per far crescere la consapevolezza dei trentini e mi auguro che si prosegua anche in Alto Adige con la Convenzione aprendo un dialogo con loro sullo Statuto».