Governo, Ok alla Camera Le opposizioni: al voto
Opposizioni all’attacco nel giorno della fiducia alla Camera al governo Gentiloni, che ora è atteso dalla prova al Senato dove i numeri per la maggioranza sono assai risicati, ma potrebbe interrvenire la benevolenza di qualche gruppo (verdiniani e Scelta civica) che usscendo dall'aula frebbe scendere il quorum e quindi i voti necessari per il via libera all'esecutivo in continuità con la precedente esperienza renziana.
I Cinque Stelle sono usciti dall’aula di Montecitorio per protestare contro il governo Gentiloni, considerato fotocopia di quello di Renzi che - dicono - vuole trascinarsi fin dopo settembre, quando saranno garantiti i vitalizi ai parlamentari di prima legislatura, impendendo il voto popolare.
Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) ha dettio: «Saremo in piazza ogni giorno fino ad una grande manifestazione il 22 gennaio, per dire che questa è ancora una nazione sovrana: vogliamo votare ora».
«Venti milioni di iatliani hanno votato e bocciato a grande maggioranza la riforma del Governo Renzi: non volevano quel governo, quella maggioranza, le sue riforme e le sue politiche. Hanno detto “no” ad un Governo fatto nel Palazzo che non rappresenta i cittadini, ma i poteri forti, che ha portato in Italia 500mila clandestini, che ha trascinato il ceto medio nella povertà e l’economia alla crescita peggiore in Europa».
«Gli italiani - ha proseguito - si sono espressi in modo inequivocabile, ma loro se ne fregano e rimangono abbarbicati alla loro poltrona».
«Noi - ha ribadito la deputata - vogliamo votare, una cosa che in Italia sembra ormai sovversiva, bisogna consentire ai cittadini di scegliersi il loro Governo».
Apparentemente sereno il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha indicato le priorità del governo: il lavoro, la ripresa economica, il Mezzogiorno, il dibattito europeo sui migranti e gli interventi per il terremoto.
Gentiloni ha stigmatizzato la scelta di non essere in aula dei pentastellati. Li ha definiti «i superpaladini della centralità del Parlamento che nel momento più importante della vita parlamentare non ci sono».
Poi ha ringraziato: «Concludo ringraziando i colleghi, anche dell’opposizione, che hanno condiviso almeno una necessità: farla finita con questa apparentemente inarrestabile escalation di violenza verbale.
Il parlamento - sottolinea - non è un social network e ridando serietà al nostro dibattito contribuiamo a rasserenare il clima nel paese e nelle famiglie del nostro Paese».