Porfido, cancellato l’integrativo I sindacati: «Imprenditori incapaci»
Cooperazione, Artigiani e Confindustria hanno dato la disdetta «unilaterale» del contratto integrativo per i 600 lavoratori del porfido
Disdetta «unilaterale» del contratto integrativo dei 600 lavoratori del porfido.
Le motivazioni della decisione - presa da Cooperazione, Artigiani e Confindustria - risiederebbero nel fatto che il contratto così come è stato strutturato non sarebbe più sostenibile e andrebbe rivisto. La disdetta parte dal primo giugno e prima di quella data gli imprenditori intendono arrivare a un nuovo contratto integrativo, ma i sindacati parlano di una situazione inaccettabile, perché, a loro dire, gli imprenditori propongono un taglio prendere o lasciare.
Il contratto attuale prevede di fatto una integrazione di 600 euro al mese lordi in media per i 600 addetti del settore. La situazione per i lavoratori del comparto verrebbe ulteriormente complicata. Lo stato dell’arte era stato fatto poco tempo fa dai sindacati in una audizione in Consiglio provinciale.
I lavoratori delle cave di porfido sono ormai ridotti a meno di 600 e di questi un centinaio, un quinto circa del totale, usufruisce di ammortizzatori sociali come la cassa integrazione straordinaria e il contratto di solidarietà.
Ora si attende l’effetto della nuova normativa in discussione. Nelle scorse settimane la seconda commissione del Consiglio provinciale, presieduta da Luca Giuliani, nelle scorse settimane aveva concluso le audizioni sui disegni di legge in campo per la riforma del settore cave.
Sulla questione era intervenuto successivamente anche il Consiglio delle autonomie. E secondo il presidente Paride Gianmoena, la proposta di legge della giunta provinciale dovrebbe risolvere molte delle criticità attuali nel rapporto tra Comuni e Asuc.
Verrebbe assegnato in via diretta alle Asuc il canone di concessione sulle aree di proprietà degli usi civici e verrebbero coinvolte fin dall’inizio nella pianificazione dell’attività estrattiva.
Sul punto invece dei controlli che dovranno essere resi più serrati ed efficienti, Gianmoena aveva avvertito che i Comuni possono accettare di buon grado il nuovo ruolo di primattori, purché però la Provincia assegni loro risorse aggiuntive adeguate al compito, oppure metta a disposizione personale preparato.
Intanto i sindacati Fillea Cgil e Filca Cisl del Trentino chiedono l’immediato ritiro della disdetta del contratto integrativo.
«Non saranno sicuramente le organizzazioni sindacali a sottrarsi al confronto per il rinnovo. È troppo semplicistico, però, affermare che un contratto non va più bene e dunque revocarlo», si legge in una nota.
Per i sindacati «la disdetta è l’ultimo colpo di coda di una classe imprenditoriale incapace, che non ha prodotto investimenti in termini di industrializzazione e qualificazione di prodotto e di processo, e che vuole scaricare sull’anello più debole tutte le inefficienze del sistema».