Protonterapia, con i nuovi Lea si può crescere più velocemente
Un passo in avanti storico, sia a livello nazionale sia, nel nostro piccolo, a livello locale, che pone una base fondamentale per il Centro di protonterapia. I nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea) sono diventati realtà e all'interno delle prestazioni che lo Stato è tenuto a fornire ai cittadini, gratuitamente o dietro il pagamento di un ticket, molte riguardano la cura dei tumori. Ovvero ciò di cui si occupa Protonterapia. Le cure con i protoni, anche se non tutte, quindi verranno pagate dallo Stato e questo non può che aprire nuovi orizzonti al centro di via al Desert. Anzi, la prima novità è già nel cassetto: con la pubblicazione in Gazzetta verrà aperto il turno pomeridiano e serale.
Direttore Maurizio Amichetti, a settembre c'era stata l'intesa Stato-Regione sui Lea, ora cosa accade?
«Se n'era parlato a settembre, ma poi c'erano i passaggi burocratici. Venerdì c'è stato il tweet del ministro Beatrice Lorenzin, che diceva "Nuovi Lea in Gazzetta Ufficiale domani". Ed effettivamente sabato c'è stata la pubblicazione, che rappresenta un passo storico per la sanità nazionale: ci sono 800 milioni di euro, di cui una piccola percentuale, pari a circa 20 milioni, ci riguarda perché inserisce una serie di patologie che riguardano tumori rari e complessi. Si tratta del primo importante passo che individua la protonterapia come terapia ufficiale del sistema sanitario nazionale: adesso questo trattamento è riconosciuto e pagato dallo Stato».
Abbiamo l'impressione che stia per arrivare un «ma».
«Sì, un ma o un però c'è: tutto questo rappresenta senza dubbio una svolta importante, ma ci sono una serie di condizioni e limitazioni che non rendono tutto in discesa. Diciamo che ora il dado è tratto, sappiamo cosa possiamo fare e sappiamo dove possiamo spingere: c'è una base di partenza, bisognerà lavorare molto. Il rischio è che più Lea possano significare anche più rigidità da parte delle Regioni».
È stata anche nominata una commissione: di cosa si occuperà?
«Questa è una novità assoluta: una commissione annualmente rivaluterà i Lea, monitorando dati e paramentri. Noi dovremo lavorare con loro, convincendoli con i numeri e i risultati a inserire determinate cure. Sarà importante quantificare il vantaggio per convincere il ministero a pagare quel vantaggio. Naturalmente sulla spesa l'atteggiamento è difensivo, per continuare a far lavorare gli ospedali che non hanno protonterapia».
Per pareggiare i conti il centro di Trento deve avere tra i 500 e i 600 pazienti all'anno: a che punto siamo?
«Il primo anno c'è stata ovviamente una partenza lenta e ci sono stati cinquanta pazienti. L'anno scorso ce ne sono stati 150 e abbiamo aperto la seconda camera di trattamento. Il 2017 è iniziato bene, ci stiamo stabilizzando e prevedo con l'apertura dei Lea di dare il via al turno pomeridiano e serale».
Cosa fare ora per crescere?
«Spingere sulla promozione: quello internazionale, ad esempio, è un grosso mercato sul quale potremmo puntare. E poi, a parte la novità Lea, c'è sempre una fetta di persone che i trattamenti possono permetterseli. Siamo pronti a lavorare sodo, con una sola necessità: essere messi in grado di farlo».