Botte e dispetti, quarantenne perseguita mamma e papà
Per un genitore chiedere aiuto alle forze dell'ordine per allontanare il figlio è una decisione dolorosa ed estrema, dopo mesi o addirittura anni di rapporti difficili, incomprensioni, violenze.
Se poi ci si mette anche l'alcol, la situazione può diventare ingestibile e l'amore indiscusso verso un figlio si copre di paure e di sconforto. Ciò che hanno provato una madre ed un padre negli ultimi due anni è finito in un fascicolo della procura: atti persecutori è l'accusa di cui dovrà rispondere il figlio quarantenne, oltre alle lesioni, alle minacce, alla resistenza ed oltraggio a pubblico ufficiale.
Dall'autunno 2015 a settembre 2016 la coppia - che per un periodo era stata costretta a dormire in un altro luogo - è stata vittima di numerosi episodi violenti, con il figlio che più volte ha alzato le mani anche contro la madre, procurandole uno stato di ansia perenne e di depressione.
L'uomo era capitato numerose volte sotto l'abitazione dei suoi, a Trento, di giorno ma anche nel cuore della notte. Spesso ubriaco, urlava e minacciava di rompere tutto. E faceva dispetti, come colpire la porta di casa con un attrezzo agricolo, parcheggiare un trattore con rimorchio nel vialetto di accesso ad una porzione di casa impedendo il passaggio ad altri mezzi, oppure attaccarsi al campanello urlando improperi. A causa dei disturbi notturni e del parapiglia che ne seguiva, una famiglia che abitava nello stesso stabile ha deciso di traslocale.
C'era poi la violenza sia nei confronti dei genitori, che delle forze dell'ordine. Più volte aveva spintonato il padre, ma se l'era presa anche con la madre che, scappata in giardino che sfuggire alla furia del figlio, era stata gettata a terra. Tra agosto e settembre 2016 per ben sette volte intervennero le forze dell'ordine. Il quarantenne se l'era presa anche con gli agenti di polizia, sferrando calci e tentando anche di farsi male da solo, dando una testata contro la divisoria in plexiglass dell'auto di servizio. Non sono mancate le minacce: «Quando esco vi ammazzo tutti» aveva detto ai poliziotti.
Ad uno in particolare aveva promesso vendetta, contro lui e contro tutti: «Ammazzo te e poi i miei genitori. Se ti vedo in giro in città, e ti becco senza divisa, ti riempio di botte e ti taglio la gola». Parti offese nel procedimento penale sono quattro agenti della volante di Trento, oltre ai genitori dell'imputato. L'udienza è stata rinviata a settembre.