Truffa sulla Rc auto: residenza a Trento per pagare meno ma vivevano a Napoli
A Napoli, da tempo, hanno un primato di cui farebbero volentieri a meno: sono la provincia con la Rc auto più cara.
Cifre alla mano, tra i due preventivi - quello fatto da un'assicurazione di Trento e quello della città partenopea - ballavano migliaia di euro: due rate da 175 euro nel primo caso e un premio annuale da 6.493 nel secondo.
E così, due cittadini campani, hanno pensato bene di avviare una politica del risparmio «fai da te».Peccato che, per farlo, abbiano violato la legge, rimediando una condanna: un 31enne di Napoli è stato condannato a un anno e 2000 euro di multa per truffa, mentre una 51enne è stata condannata a 1 anno e 6 mesi di reclusione e al pagamento di 3000 euro di multa per truffa e falso. Inoltre entrambi dovranno pagare 5000 euro di risarcimento alla compagnia assicuratrice truffata e altrettanti di spese processuali. Un conto da 10 mila euro complessivi.
I fatti approdati in Tribunale a Trento risalgono all'estate del 2014. Il raggiro sarebbe stato architettato per evitare di pagare un salasso per assicurare il veicolo.
Secondo l'accusa, entrambi - in concorso tra loro - al fine di trarne un profitto illecito in danno della compagnia assicuratrice del sistema sanitario nazionale e dell'erario, «con artifiici e raggiri» consistiti nell'esibire una falsa carta di identità intestata alla donna - che risultava residente a Trento - e con una copia del libretto di circolazione di una Volkswagen Golf, che riportava come intestatario sempre l'imputata e falsificando anche l'attestazione di rischio (evidentemente il 31enne aveva alle spalle vari incidenti stradali), erano riusciti ad ottenere una polizza per il veicolo, a fronte del pagamento di un premio semestrale di 185 euro (di cui 16,26 come contributo al sistema sanitario nazionale e 13,94 per imposte).
Di fatto, oltre diciassette volte meno di quanto avrebbero dovuto pagare in base ai dati reali del veicolo e alla residenza dell'intestatario, che peraltro non era la donna ma l'altro imputato, ovvero 6.493 euro (di cui 538,94 euro destinati al sistema sanitario nazionale e 821,25 per imposte).
Nel caso dell'imputata, all'accusa di truffa, si aggiunge anche quella di falso, per avere contraffatto la carta di identità che era stata emessa dal Comune di Quarto, facendo figurare di risiedere nel capoluogo.
La polizza era stata firmata presso un'agenzia del capoluogo il 18 luglio 2014 ed aveva una scadenza al 18 luglio 2015, con il pagamento di un premio semestrale di 185 euro. Ma le verifiche avviate dalla compagnia assicuratrice hanno subito fatto emergere una serie di incongruenze, tali da fare ipotizzare che si trattasse di una truffa. Sono dunque partiti gli accertamenti, che hanno portato alla luce il raggiro. Intanto - banca dati del Pra alla mano - è risultato che il veicolo non era affatto di proprietà della donna che aveva sottoscritto la polizza, ma invece era del 31enne e della moglie.
Quanto alla donna, come detto, non era affatto residente in città. Da qui la decisione della compagnia di impugnare il contratto proprio a fronte della falsità dei dati e di sporgere querela per truffa. Il premio della polizza, infatti, era stato determinato sulla base di una documentazione contraffatta ed a condizioni di cui il proprietario del veicolo non avrebbe dovuto beneficiare, trattandosi di tariffe riservate a chi risiede in provincia di Trento e con una diversa classe di merito. Il rischio di fare un incidente a Napoli è decisamente superiore che nella nostra provincia.
La giustizia ha fatto il suo corso e la vicenda è finita in tribunale, dove si è chiusa con una duplice condanna per truffa. E alla pena detentiva si aggiunge il salasso economico: tra multe, risarcimento da versare alla compagnia assicuratrice e spese da pagare, dovranno sborsare 15mila euro. Insomma, molto più di quanto avrebbero risparmiato.