Truffa sulle mele, il processo Sft ora chiede 1.270.000
Il processo per la truffa sulla mele - imputati l'ex direttore amministrativo e responsabile commerciale della cooperativa Sft Armando Paoli di Campodenno e l'imprenditore del settore frutticolo Franco Waldner di Mezzolombardo - ieri è entrato subito nel vivo con un delicato confronto tra difesa e parte civile.
La posta in gioco è elevata. Sft, attraverso l'avvocato Paolo Demattè, si è costituita parte civile avanzando una richiesta complessiva di 1.270.000 euro.
I legali dei due imputati gli avvocati Alessio Pezcoller e Luisa Malacarne, si sono tenacemente opposti spiegando che la cooperativa Sft, uscita dal procedimento penale patteggiato una multa (14 mila euro), non può chiedere un risarcimento in un procedimento penale in cui «vestiva i panni» dell'imputata.
Il conto presentato da Sft a Paoli e Waldner è salato. Nell'atto di costituzione l'avvocato Dematté sostiene che Sft avrebbe subito gravi danni all'immagine e alla credibilità commerciale del Consorzio.
La vicenda, infatti, ebbe grande risalto sulla stampa e si sarebbe tradotta - sostiene il legale - anche in una «riduzione del fatturato, conseguenza diretta del vulnus reputazionale» come dimostrerebbe, tra l'altro, la perdita di un cliente inglese. Il danno d'immagine è stato dunque quantificato in un milione di euro.
Ci sono poi 222.704 euro richiesti a titolo di danno patrimoniale, conseguenza della restituzione da parte di Sft di contributi, sanzioni ed interessi. Infine vengono messi in conto 38.000 euro come danno emergente per le spese processuali inutili che Sft avrebbe sostenuto.
La difesa, che ha citato «costante giurisprudenza in materia» fino ad un'ordinanza di pochi mesi fa del Tribunale di Milano, si è opposta alla costituzione di parte civile sostenendo che il soggetto danneggiato non è Sft, ma semmai Agea (cioè l'ente erogatore dei contributi europei).
La difesa ritiene che Sft in questo procedimento era coimputata per lo stesso fatto, ai sensi della norma sulla responsabilità amministrativa delle società, insieme a Paoli e Waldner.
Tesi contestata dal legale di parte civile, che a sua volta ha citato altra giurisprudenza tra cui il processo sul Mose, secondo cui le contestazioni mosse a Tft (di tipo organizzativo) e quelle a carico dei due imputati (accusati di truffa aggravata, più frode in commercio per il solo Paoli) sono diverse: «L'illecito amministrativo dipendente da reato - ha sottolineato Demattè - è strutturalmente distinto dal reato stesso, che pure ne costituisce il presupposto».
Il giudice Giovanni De Donato si è riservato di decidere sulla costituzione di parte civile da parte di Sft.
L'udienza poi è stata rinviata al 5 dicembre. Sciolto questo primo «nodo» giuridico, si aprirà il dibattimento.
Le accusa, in estrema sintesi, sono sostanzialmente due: negli anni 2012 e 2013 sarebbe stato «gonfiato» il quantitativo di mele trattate, grazie al conferimento di frutta da parte di contadini che non erano soci, per superare la soglia minima oltre la quale scattava il contributo.
L'accusa di frode in commercio si riferisce invece a partite di mele vendute come trentine o come biologiche anche se la frutta non avrebbe avuto quelle caratteristiche.