Primario da oltre vent'anni Luigi Tomio è in pensione
Per oltre vent’anni è stato direttore dell’Unità operativa di Radioterapia oncologica presso l’ospedale di Trento. Nelle scorse settimane il dottor Luigi Tomio, classe 1950, ha saluto i colleghi per godersi la meritata pensione. Al suo posto, come facente funzioni in attesa che venga espletato il concorso, è stata nominata la dottoressa Valentina Vanoni.
Consigliere del Direttivo nazionale dell’Associazione italiana di radioterapia oncologica (Airo) negli anni 2004-2006, coordinatore del gruppo di studio di Radioterapia intraoperatoria (Iort) dell’Airo nel 2012-2013, Tomio è attualmente nel direttivo della Fondazione trentina per la ricerca sui tumori.
Dopo la laurea a Padova nel 1975 e la specializzazione in radiologia e radioterapia nel 1979, Tomio si era specializzato poi anche in medicina nucleare e oncologia. Dopo esperienze lavorative a Mestre e a Padova, nel 1996 era giunto a Trento per dirigere Radioterpia oncologica, reparto dove vengono effettuati sia trattamenti di radioterapia esterna con accelleratori lineari che trattamenti di radioterapia intraoperatoria.
E proprio sulla Radioterapia oncologica, nei giorni scorsi, i consiglieri Mario Tonina, Gianpiero Passamani, Pietro De Godenz e Mattina Civico hanno presentato un’interrogazione in merito all’opportunità di accorpare le due Unità operative di Protonterapia e Radioterapia oncologica in un’unica struttura. Questo, si legge, «a fronte dello svolgimento di prestazioni sanitarie caratterizzate da profili di omogeneità e da forte integrazione dei percorsi clinico assistenziali, funzionali al miglioramento del servizio sanitario non solo in termini di sicurezza e qualità, ma anche sotto il profilo della valorizzazione delle risorse umane operanti nelle indicate strutture».
Secondo i consiglieri i trattamenti sanitari svolti dalle due unità operative si indirizzano, infatti, alla cura di patologie che possono essere affrontate in modo coordinato, anche al fine di evitare sovrapposizioni e per meglio rispondere ad imprescindibili esigenze di appropriatezza e ottimizzazione delle prestazioni nel rispetto di standard qualitativi adeguati ai differenti e specifici bisogni di salute, assicurando, così, la piena valorizzazione delle strutture nel rispetto delle funzioni previste dalla programmazione sanitaria. Obiettivo finale, secondo i consiglieri, sarebbe quello di contenere i costi alla luce anche del fatto che negli ultimi tempi sono stati molti i reparti accorpati o che sono stati gestiti a scavalco.
Sulla proposta il direttore dell’Azienda sanitaria Paolo Bordon non si sbilancia. «Dobbiamo analizzare più fattori - dice - Ad oggi la riorganizzazione approvata dalla Giunta Provinciale a luglio prevede entrambe le strutture operative. Naturale che sinergie e collaborazioni, in questi casi, non siano solo auspicabili ma necessarie».