L'Università perde studenti trentini Le contromisure: test per le quarte
Sempre meno trentini frequentano l'università di casa e italiana in genere. Tra il 2010 e il 2016, in complesso, i residenti in provincia iscritti sono calati di 1.200, passando da 14.042 a 12.891. Un calo di circa 8% che è ancora più ampio se si considerano i trentini che hanno scelto l'università di casa. Secondo i dati Ispat, i residenti in Trentino sono calati dai 7.933 del 2010/2011 ai 6.088 del 2015/2016 (-24%), con una riduzione di oltre 2.000 iscritti fermi a 5.870 se si guarda anche 2016/2017.
Tra le ragioni, spiegano all'Ispat, ci sono quelle legate alla demografia, ma anche ai costi, come dimostrano le cifre spese annualmente dai genitori con figli all'università. Se si considerano le spese per l'istruzione universitaria dichiarata nel 2016 dai contribuenti trentini si arriva a una cifra di circa 600 euro al mese, pari a circa 90 milioni di euro versati da quasi 13.500 famiglie solo per i costi legati a tasse universitarie (di atenei privati e pubblici) e altre spese come i costi per gli esami di ammissione e così via. Se si considerano anche i costi per gli affitti dei fuori sede si arriva a una cifra ancora più elevata, ovvero 120 milioni di euro.
«Il calo del numero di iscritti all'università di Trento - spiega invece il rettore Paolo Collini - è un dato che va messo in relazione con il maggior numero di persone che si laureano. Se fino a qualche tempo fa c'era una quota rilevante di fuori corso, per la maggior parte trentini, adesso il numero di anni necessari per uscire si è ridotto.
Il calo degli iscritti quindi non mi preoccupa e anzi direi che, sotto questa luce, è un fatto positivo. Altra cosa sono le immatricolazioni, e qui negli ultimi due anni siamo in una fase di stabilizzazione dei trentini che si iscrivono». Per quanto riguarda il numero totale degli iscritti trentini alle università italian, Collini suggerisce di non prendere il dato per esauriente.
«Mancano i trentini che si iscrivono a università straniere - afferma - un fenomeno che da 10 anni a questa parte è sempre più rilevante». Per aumentare il numero di trentini che scelgono l'università, però, l'assessore Sara Ferrari intende introdurre una novità. «Noi proviamo a immaginare un test alla fine del quarto anno, in estate, come possibilità aggiuntiva a quella del quinto per aumentare le chances. Avrà ovviamente un forte collegamento alle azioni di orientamento che si fanno nelle nostre scuole - dice - Può servire ai ragazzi per mettersi alla prova e capire se sono pronti per una disciplina o meno.
Se non superato, ci sarebbe ancora un anno di tempo o per migliorare o per riorientarsi. Comunque nei prossimi giorni è già convocato un tavolo di confronto tra assessorato e dipartimento della conoscenza, rappresentanza mondo scolastico con Iprase ed università per capire come articolare la proposta e in che tempi sarà matura».
Collini si dice favorevole alla proposta: «Lo fanno già alla Bocconi - sottolinea - se si trova l'intesa anche organizzativa si può applicare già dal luglio prossimo».
«MENO FAI E PIÙ SARAI PREMIATO»
Raccogliamo qui sotto anche lo sfogo di Spotted: UNITN
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