Sait, il sindacato valuta i licenziamenti Analisi caso per caso su eventuali ricorsi
Comunicati i criteri per le liste esuberi
Sono 67 le lettere di licenziamento recapitate finora dal Sait. Il sofferto accordo sottoscritto dai sindacati parlava di 80 esuberi, cifra che potrebbe effettivamente essere stata raggiunta sommando gli esodi volontari avvenuti nelle ultime settimane su proposta dell’azienda ad una manciata di dipendenti che ha accettato l’incentivo ad andarsene. A meno che queste uscite non siano considerate extra e le altre 13 lettere non vengano inviate nei prossimi giorni, come paventa il sindacato.
Ieri la Cgil, sindacato che solo all’ultimo, dopo un referendum tra i lavoratori, ha accettato le condizioni e il piano esuberi del Sait, ha chiamato in assemblea i lavoratori licenziati per comunicare loro la situazione e soprattutto la possibilità, per chi lo riterrà opportuno, di impugnare il licenziamento.
«Innanzitutto verificheremo se ci sono i presupposti per impugnare collettivamente l’accordo» spiega il segretario della Filcams Roland Caramelle. Eventualità legata alla mancata attuazione di procedure corrette da parte di Sait. Si vuole ad esempio verificare perché non sia mai stata proposta ai dipendenti, per affrontare la crisi, la sottoscrizione di un contratto di solidarietà. Legato a queste verifiche c’è anche il fatto che l’azienda non ha mai prodotto un piano aziendale e quindi non c’erano nemmeno i presupposti per valutare se era percorribile la via della solidarietà.
Al di là delle azioni collettive l’assemblea della Cgil è servita ieri soprattutto per avvertire i licenziati delle scelte individuali che si trovano ora a dover fare. Si può accettare il licenziamento e la «pillola» aziendale dell’incentivo oppure decidere di impugnarlo ma automaticamente perdere la propria fetta di «buonuscita straordinaria». Ognuno ha tempo 60 giorni dal ritiro della raccomandata di licenziamento per impugnare. Chi perciò ha ricevuto la lettera verso la fine di dicembre deve decidere in fretta mentre coloro che l’hanno ritirata nei giorni scorsi hanno un po’ più di tempo. «Ma non aspettate troppo a farci sapere le vostre intenzioni - hanno avvertito gli avvocati della Cgil - se volete avere qualche giorno di margine per intavolare una trattativa individuale». Una volta formalizzata l’impugnazione il lavoratore perderà l’incentivo, quantificabile in 16.250 euro di media a persona visto che la cifra complessiva messa a disposizione dal Sait ammonta a 1,3 milioni.
La scelta di impugnare è individuale e oltre alle considerazioni del singolo dipenderà molto anche da come sono stati applicati i criteri che hanno portato l’azienda a scegliere chi mettere in lista. L’accordo sindacale stabilisce che il 50% dei criteri applicati sia oggettivo, legato cioè a dati incontrovertibili, mentre l’altra metà riguarda criteri soggettivi che dipendono anche da valutazioni dell’azienda, come la capacità relazionale o la produttività. È questa seconda parte evidentemente quella che può mostrare il fianco a contestazioni. Come nel caso della lavoratrice rientrata dopo una maternità e messa in un settore non suo, con conseguente minor produttività per una scelta a lei non imputabile. Insomma tante situazioni diverse che adesso dovranno essere esaminate una per una, con l’aiuto del sindacato.
Sindacato che con Caramelle è tornato ieri ad assicurare la volontà di stare vicino ai lavoratori anche dopo che i licenziamenti saranno esecutivi. «Rossi e la politica si sono esposti - ha ricordato - dicendo che la questione sarà chiusa quando l’ultimo lavoratore sarà ricollocato. Noi su questo andremo di mese in mese a chiedere conto, fino all’ultimo lavoratore».