«Morta poche ore dopo le dimissioni» La denuncia dopo un intervento al cuore
I familiari di una donna di 78 anni deceduta a Mezzano nel dicembre dello scorso anno hanno presentato, per mano del loro avvocato Mario Giuliano, una denuncia per omicidio colposo.
Secondo l’accusa l’intervento di cardioversione elettrica per problemi al cuore al quale la donna sarebbe stata sottoposta poche ore prima di morire, non sarebbe stato eseguito seguendo le corrette procedure. Contestato il fatto che l’intervento è stato effettuato in Pronto soccorso senza la presenza di un anestesista o di un internista - cardiologo e che le dimissioni sarebbero avvenute troppo velocemente, a quattro ore dalla procedura terapeutica utilizzata per ripristinare il normale ritmo cardiaco in pazienti affetti da fibrillazione, flutter o tachicardia.
Era stato un cardiologo del S. Chiara a prescrivere alla donna affetta da fibrillazione atriale parossistica la cardioversione elettrica.
Pochi giorni dopo la donna era stata chiamata al S. Chiara e la cardioversione effettuata in Pronto soccorso. «Dal referto - si legge nella denuncia - si procede alla cardioversione alle 9 e 45 e la paziente viene poi dimessa alle 13 e 01».
Questo nonostante alla donna fosse stato detto che avrebbe trascorso la notte in ospedale tanto che si era portata dietro il cambio e il beauty per la notte. «Alle 18 e 43 dello stesso giorno il marito chiama disperato il 118 per segnalare che la moglie ha persone conoscenza». Vengono inviate due ambulanze e l’elicottero ma per la donna non c’è niente da fare. Per l’accusa l’evento mortale sarebbe conseguenza di una serie di errori e omissioni.
E a rendere ancora più dura la denuncia dell’avvocato sono una serie di problemi che lui stesso ha avuto nell’acquisire la documentazione dall’Azienda sanitaria nonché la vicenda della dottoressa che, alla luce di quanto accaduto dopo l’intervento, ne avrebbe criticato le modalità.
Secondo l’avvocato non solo gli elettrocardiogrammi sarebbero stati inviati parzialmente ma anche i Cd delle comunicazioni sarebbero stati forniti senza l’ultima telefonata delle dottoressa poi trasferita - a detta della stessa - per aver chiesto ai colleghi del pronto soccorso spiegazioni sul perché fosse stato effettuato lì quell’intervento cardiologico e sulle modalità.
L’avvocato, nella denuncia, sottolinea che successivamente al decesso dell’anziana in Primiero sarebbe stato modificato il protocollo delle cardioversioni, con un nuovo testo più dettagliato. Tra le varie cose è stata introdotta la raccomandazione di un’osservazione di 12-24 ore, in luogo delle 6 ore previste dal primo protocollo, che - stando a quanto indicato nella documentazione delle dimissioni - non sarebbe stato comunque rispettato.
Nella denuncia per la morte della donna vengono citati il medico che ha effettuato la cardioversione e il primario del Pronto soccorso mentre per quanto riguarda il problema della documentazione medica le accuse coinvolgono anche il primario di Trentino Emergenza, il direttore del personale e un’infermiera che ha certificato l’autenticità delle cartelle cliniche.
Della questione, nei mesi scorsi, si era già occupato anche il consigliere Filippo Degasperi che aveva presentato un’interrogazione alla quale non è stata ancora data risposta.