Appalti edili dell'Università sequestro da 323mila euro
Appalti «spezzatino» per evitare procedure concorrenziali e utilizzo di professionisti esterni quando l'Università di Trento disponeva di qualificate risorse interne. Tutto ciò con il conseguente sperpero di denaro pubblico, somme che ora la Procura regionale della Corte dei conti cerca di recuperare. Nel mirino è finito l'ex dirigente della Direzione patrimonio immobiliare e appalti dell'Università, Rinaldo Maffei, nei cui confronti la Sezione giurisdizionale, accogliendo la richiesta del procuratore Marcovalerio Pozzato, ha concesso tre provvedimenti di sequestro per un totale di 323.670 euro. Nei guai, ma con responsabilità marginali rispetto a Maffei (considerato dall'accusa il dominus trainante), è finita anche una dipendente dell'Ateneo, responsabile pro tempore della segreteria tecnica della Direzione patrimonio.
Dunque accanto all'inchiesta penale - terminata con l'avviso di conclusione delle indagini recapitato a 17 indagati, più una società - su binari propri si muove la giustizia contabile. Anche su questo fronte le indagini, minuziose a giudicare dalla mole di documenti depositati, sono state condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Trento. Al centro delle verifiche delle Fiamme Gialle sono finiti almeno tre appalti da cui sono partiti altrettanti procedimenti contabili aperti dal pm Pozzato (ma pare che altri siano in fase istruttoria): la ristrutturazione della nuova sede del Rettorato presso palazzo Sardagna, la nuova sede della Direzione patrimonio immobiliare appalti (Dpia) dell'Ateneo, infine i lavori per il riadattamento a sala lettura e a spazi espositivi della ex segreteria studenti presso la sede del Dipartimento di Economia di via Inama.
Partiamo da Palazzo Sardagna, intervento costato 1,3 milioni di euro, portato a termine tra 2013 e 2014. Il pm contabile contesta il frazionamento dei computi metrici in modo che ogni certificato tecnico si attestasse al di sotto della soglia di 50.000 euro. In particolare per la sola ristrutturazione del Rettorato sarebbero state predisposte 33 singole procedure d'appalto di cui 29 affidamenti diretti per un valore di 977 mila euro. Secondo l'accusa, l'obiettivo era avere mano libera nell'individuare le imprese a cui affidare i lavori. Gli investigatori hanno passato al setaccio tutti i singoli appalti e relative fatture di pagamento: serramenti, impianto elettrico, controsoffitti, restauri, rete dati, risanamento della pavimentazione, bagni, specchi, messi in sicurezza degli stucchi, tinteggiatura, impianti di riscaldamento. Dagli atti risulta che il procuratore Pozzato ha fatto un sopralluogo a Palazzo Sardagna arrivando alla conclusione che l'intervento non presentava, da un punto di vista operativo, particolari difficoltà tali da impedire una progettazione esecutiva complessiva e di conseguenza una gestione unitaria dei lavori. I danno erariale contestato per l'intevento a Palazzo Sardagna è di 29.600 euro per lo «spacchettamento» dell'appalto e la mancata applicazione di procedure concorrenziali e di 104.467 euro per l'affidamento di incarichi di progettazione a professionisti esterni benché l'Università avesse a disposizione tecnici propri. Il danno erariale è stato quantificato in 134 mila euro in gran parte (128.147 euro) messi in conto dalla procura regionale a Maffei.
Identiche sono le condotte contestate in relazione ai lavori di ristrutturazione della Direzione patrimonio di via Rosmini. In questo caso gli affidamenti diretti sarebbero stati 29. Il danno per la mancata attivazione di procedure concorrenziali è di 67.319 euro, mentre il mancato utilizzo di tecnici interni sarebbe costato 86.259 euro. In totale per questo appalto la procura contesta un danno erariale di 153.579 euro (di cui 140.115 chiesti a Maffei).
Un terzo procedimento riguarda i lavori della sala di lettura di via Inama: in questo caso l'«effetto spezzatino» avrebbe causato all'amministrazione mancati risparmi per 16.956 euro mentre l'illegittimo ricorso a incarichi esterni sarebbe costato 41.843 euro per un danno totale di 58.799 euro (di cui 55.408 euro contestato a Maffei).
Naturalmente si tratta di accuse ancora tutte da dimostrare, anche se un primo successo il procuratore Pozzato lo ha già ottenuto: i giudici contabili, rilevando la presenza del fumus , attraverso tre diverse ordinanze hanno confermato i sequestri conservativi chiesti dalla procura per complessivi 323.670 euro. Vengono dunque «congelate» numerose proprietà immobiliari di Maffei. Nel mirino è finita una trentina di beni immobili: un'abitazione a Trento, un immobile a Cinte Tesino, un'unità immobiliare a Pomarolo destinata ad uffici, un'abitazione rurale a Cinte Tesino, terreni a pascolo e vigneti a Nomi, persino una palude sempre a Nomi, terreni arativi e prati a Pomarolo, numerosi prati sempre nel Tesino.