Presepe, l'«invito» di Fugatti Negli uffici oltre che a scuola
Un invito ad allestire il presepe negli uffici pubblici, oltre che nelle classi degli istituti scolastici del Trentino. A farsi promotore dell’iniziativa, con una lettera protocollata, è stato il presidente della Provincia Maurizio Fugatti che, già in occasione della presentazione delle linee programmatiche della nuova amministrazione a trazione leghista, si era soffermato sull’importanza di valorizzare i simboli della tradizione locale: dai crocifissi alle Natività.
L’auspicio che questi emblemi della Cristianità facciano la loro comparsa negli edifici pubblici si è trasformato dunque in un invito ufficiale: «È una scelta che spetta a voi e che non sarà certamente imposta dalla Provincia, nel rispetto delle sensibilità e dell’autonomia degli istituti scolastici» ha specificato Fugatti nel documento che è stato invitato ai dirigenti scolastici e di Piazza Dante: da quelli generali alle figure a capo dei singoli Servizi, fino a quanti guidano le Unità di missione strategiche e semplici della pubblica amministrazione.
L’invito di Fugatti («consapevole di interpretare il sentire della maggioranza delle famiglie trentine») è stata tuttavia accolto con perplessità dai sindacati. I rappresentanti di dirigenti e dipendenti pubblici non hanno gradito l’appello alla preparazione del presepe con una lettera ufficiale e si sono detti convinti che Sacra famiglia con bue, asinello e pastori siano più adatti al contesto familiare piuttosto che ad un ufficio pubblico.
«Con l’avvicinarsi del Natale, la ricorrenza più importante e sentita per la nostra comunità - recita il documento firmato dal presidente della Provincia - vorrei invitarvi (come già fatto nella mia relazione programmatica in Consiglio provinciale) a considerare la possibilità di allestire negli edifici pubblici della Provincia e in ogni scuola del Trentino, il presepe, simbolo della nostra millenaria storia cristiana». Fugatti evidenzia peraltro come il suo invito sia frutto di una «riflessione sull’importanza che certi simboli possono avere nella nostra società, in particolar modo per i giovani. Il presepe è un emblema spirituale che, nella sua semplicità, esprime valori universali di pace e di amore, in cui tutti possono ritrovarsi. Valori cristiani che sono indubbiamente alla base della cultura europea. Credo, pertanto, che nessuno possa sentirsi offeso o a disagio per la rappresentazione della Natività, anche se professa altre religioni».
Il governatore si sofferma tra l’altro sull’importanza di «trasmettere alle nuove generazioni la consapevolezza del proprio passato passato e delle proprie radici per guardare con fiducia al futuro. Consapevolezza senza la quale ben difficilmente si possono sviluppare anche i processi di integrazione: se cancelliamo le tradizioni più profonde del nostro nostro tessuto culturale, commettiamo, a mio avviso un grosso errore».
Il segretario della Funzione pubblica per al Cgil Luigi Diaspro storce il naso: «Anche se sotto forma di invito, pare inequivocabile il carattere alquanto impositivo della nota del presidente Fugatti, visto che i destinatari sono dipendenti pubblici sottoposti - è la sua premessa - Detto questo, crediamo nel principio costituzionale della laicità dello Stato e nel rispetto di tutte le sensibilità religiose. In questo senso credo si stia affermando una idea di lotta politica brandendo temi come la fede religiosa che deve essere invece lasciata alla sfera intima e personale. Dovrebbero essere per primi i cattolici a reagire, perché le pratiche religiose non possono essere utilizzate per affermare e rifondare un’idea di società che in tal modo rischia di essere né tollerante né inclusiva».
Parole dure, per respingere in qualche modo la proposta (con l’eventuale attuazione demandata ai dirigenti) di portare il presepe negli uffici. Per Marcello Mazzucchi (Dirpat) il presepe è un emblema della cristianità che va tenuto in famiglia: «Ha un valore simbolico superiore a quello dell’albero di Natale, e un invito ufficiale come quello del presidente non mi piace. Bisogna lasciare spazio alla spontaneità e so che in qualche ufficio viene fatto perché tutti sono d’accordo. Gli uffici ora si regoleranno in autonomia, in base alle sensibilità dei dipendenti». Quindi Mazzucchi si concede una battuta sulla Natività: «Questo è un simbolo di umiltà e di povertà che invita a nobili pensieri: meno presepi e vogliamoci un po’ più di bene. Speriamo che il messaggio del presepe, che non va ridotto alla sola esteriorità, possa entrare di più negli animi delle persone che operano nei pubblici uffici, a tutti i livelli».