La gratitudine dei Megalizzi «Antonio continuerà a guidarci»
Il commovente messaggio dei parenti e della fidanzata del reporter ucciso a Strasburgo
Il dolore per la scomparsa del loro Antonio è ancora enorme. La famiglia Megalizzi e la fidanzata del reporter trentino morto dopo tre giorni di coma, a causa delle gravi ferite riportate nell'attentato dell'11 dicembre ai mercatini di Strasburgo, hanno però trovato la forza per ringraziare chi gli è stato vicino. «Grazie a tutti - si legge nel loro messaggio - in particolare al Capo dello Stato per la sua umanità, alle istituzioni italiane e europee per la loro partecipazione, agli amici e colleghi per il loro sostegno». Arrivano le parole che toccano il cuore: «Nonostante l'implacabilità di questo immenso dolore, il coinvolgimento e la passione dimostrata dall'intera comunità sono il segno tangibile che Antonio è riuscito e riuscirà a guidarci con il suo sorriso, la sua tenacia e la sua dedizione».
Dal Trentino, dove il mondo universitario e quello istituzionale stanno pensando a quali iniziative dedicare al giornalista 29enne deceduto in Francia, al resto dell'Italia e dell'Europa si continua a ricordare «Mega». Anche sui giornali e sulle emittenti radiofoniche e televisive più prestigiose. Nella giornata di ieri, su Radio24, quando ha reso omaggio al reporter appassionato di Europa Oscar Giannino si è commosso in diretta. Dopo averlo elogiato, lo ha indicato alle persone di ogni generazione come un modello da seguire per la creazione di un'Unione nuova, senza barriere.
Da quanto emerge dagli ambienti investigativi, si viene intanto a sapere che era in una chiavetta ritrovata durante le perquisizioni il giuramento di fedeltà di Cherif Chekatt all'Isis, organizzazione che - poco dopo la morte del terrorista del mercato di Natale di Strasburgo - aveva rivendicato la paternità delle sue azioni. Chekatt, che l'11 dicembre ha aperto il fuoco sulla folla al mercatino, uccidendo 5 persone (fra le quali Megalizzi) e ferendone altre 11, è stato sepolto nella massima segretezza sabato mattina all'alba in un cimitero di Strasburgo. Il terrorista, 29 anni, delinquente comune con 27 condanne per furti, rapine e spaccio di droga, poi schedato come a rischio radicalizzazione, era stato individuato dopo 48 di caccia all'uomo. Una pattuglia di 3 poliziotti, contro la quale Chekatt aveva aperto il fuoco, ha reagito uccidendolo. Pochi minuti dopo, attraverso la sua agenzia di propaganda, l'Isis aveva proclamato Chekatt un suo «soldato», anche se poi la rivendicazione era stata bollata come «una mossa opportunista» dal ministro dell'Interno, Christophe Castaner. Al momento della sua azione terroristica, Chekatt era stato sentito gridare «Allah Akbar».
La mattina prima dell'attacco - sferrato attorno alle 21 - Chekatt era sfuggito a una retata della polizia, che non lo aveva trovato in casa. Gli agenti agivano nell'ambito di un'inchiesta per rapina a mano armata e tentato omicidio. Una persona è stata arrestata e denunciata per complicità e favoreggiamento, probabilmente per aver fornito armi a Chekatt, mentre il fratello del terrorista, anche lui radicalizzato, è stato arrestato in Algeria all'indomani dell'attacco di Strasburgo.
Cherif Chekatt è stato sepolto all'alba nella massima segretezza, in un luogo non precisato dal Comune di Strasburgo. Il sindaco, Roland Ries, aveva in un primo tempo annunciato una forte opposizione alla sua sepoltura sul territorio del Comune di Strasburgo ed aveva poi accennato ad un eventuale rimpatrio della salma in Algeria, Paese di origine della famiglia. Questa posizione era poi rientrata, anche dopo che il Consiglio del Culto musulmano di Francia ha lanciato un appello al Comune di Strasburgo a seppellire Chekatt «al più presto possibile» e «nell'anonimato», per «evitare di farne una vittima».