Dipendenti tenuti «in panchina» per dare incarichi esterni
Ingegneri, architetti, geometri - tutti dipendenti dell’Università di Trento, preparati e qualificati - eppure tenuti «in panchina» perché la Direzione patrimonio immobiliare e appalti (Dpia), all’epoca guidata da Rinaldo Maffei, preferiva affidarsi a professionisti esterni. È il quadro che emerge dall’atto di citazione con cui il procuratore regionale della Corte dei Conti Marcovalerio Pozzato ha citato in giudizio Maffei e Lucilla Giuri (quest’ultima in qualità di responsabile pro tempore della segreteria tecnica della Dpia) per presunto danno erariale. Le contestazioni riguardano i lavori di ristrutturazione per la nuova sede della Dpia in via Rosmini 70.
Due i profili di danno erariale evidenziati dal procuratore Pozzato in oltre 100 pagine di atto di citazione. L’illegittimo frazionamento, attraverso numerosi affidamenti diretti sotto la soglia dei 40 mila euro, dei lavori di ristrutturazione. Lavori che invece, sostiene l’accusa, costituivano un appalto unico, del valore stimato di circa 850 mila euro. Una cifra che imponeva all’Università di procedere con procedura negoziata, attraverso almeno 10 lettere di invito ad aziende del settore. Il danno contestato dalla procura regionale per la mancata attivazione di procedure concorrenziali è di 67.319 euro.
Il secondo profilo contestato riguarda il mancato utilizzo di risorse interne con affidamento all’esterno degli incarichi di progettazione del Dpia: in questo caso il danno è di 86.259 euro. Questo secondo fronte di indagine ha fatto emergere lo scarso utilizzo di tecnici del Dpia - parliamo di un servizio che poteva contare su quattro ingegneri, un architetto e cinque geometri - in favore di incarichi affidati a professionisti esterni.
Questo emerge anche dalle deposizioni testimoniali rese di fronte alla Guardia di Finanza: «Sì - ha confermato un ingegnere dipendente dell’Università - io e i miei colleghi (omissis) avremmo potuto concretamente svolgere tutte le attività di progettazione esecutiva, coordinamento della sicurezza, direzione lavori, contabilità e collaudo, con l’esclusione delle attività di progettazione degli impianti elettrici e termoidraulici». Lo stesso teste ha precisato anche che «i carichi di lavoro assegnati nel 2013 e 2014 non avrebbero impedito lo svolgimento delle attività affidate da Maffei all’esterno». Secondo la procura «dalle dichiarazioni rese dai tecnici risulta che la loro scarsa utilizzazione nell’attività lavorativa, l’aspirazione di essere maggiormente coinvolti nell’affidamento di incarichi attinenti alle specifiche professionalità, la mancata informazione dell’affidamento a soggetti esterni di attività che potevano essere svolte dai dipendenti dell’Ateneo e l’atteggiamento scarsamente rispettoso dell’ing. Maffei nei confronti del personale sottoposto è stata rappresentata in più occasione ai vertici dell’Università». Ma evidentemente poco è cambiato visto che nel 2018 l’ingegner (omissis) ha chiesto di essere trasferito dalla Direzione patrimonio «a causa della sua sottoutilizzazione professionale».
Secondo la procura il danno erariale per il solo procedimento relativo alla ristrutturazione della sede della Dpia di via Rosmini è pari a 153.579 euro così ripartiti: 140.115 a carico di Maffei, 13.464 a carico di Lucilla Giuri che ha una posizione marginale. Naturalmente si tratta di accuse ancora tutte da dimostrare e che, sin d’ora, i due citati in giudizio respingono con decisione.