Scontri in Provincia, Fugatti vuole la linea dura
«Denuncerò chi è entrato illegalmente nella sede della Provincia attraverso le porte secondarie». Il governatore Maurizio Fugatti non intende soprassedere su quanto è accaduto venerdì sera nella sede dell’ente che guida dallo scorso ottobre, dove era in corso un convegno sulla teoria del gender: «Chiederemo pene severe per questi signori».
Il presidente è visibilmente irritato: «Quanto è accaduto è inaccettabile».
Ringrazia dunque le forze dell’ordine e il prefetto Sandro Lombardi per aver allontanato i manifestanti che hanno occupato i corridoi del palazzo di Piazza Dante entrando da una porta laterale, che a quell’ora era chiusa e dunque non presidiata. L’ipotesi è che qualcuno l’abbia aperta dall’interno consentendo ad alcuni membri del gruppo persino a salire al quarto piano, dove si trova la presidenza della Provincia: «Non possiamo giustificare quanto è accaduto, altrimenti il messaggio che trasmettiamo è che è giusto sfondare la porta della sede della Provincia se dentro si discutono temi che non piacciono. Quei ragazzi hanno agito in buona fede, ma sono stati utilizzati per fini terzi da chi ha voluto trasformare quel momento in una protesta extrapolitica». E sull’uscita dell’assessore Mirko Bisesti dal portone principale, che alcuni hanno interpretato come gesto di sfida verso i manifestanti: «Da avrebbe dovuto uscire, dal tetto? Un assessore della giunta provinciale deve poter utilizzare la porta principale. Di cosa dobbiamo aver paura?».
Ammonisce dunque quanti hanno criticato l’intervento delle forze dell’ordine per allontanare i manifestanti, ricordando gli anni di attivismo sul territorio: «Sono stato segretario della Lega per 12 anni, eravamo al 4% e gli anarchici venivano ai gazebo per tirarci le uova. Ebbene, tutti ci invitavano a non preoccuparci: “Sono bravi ragazzi che magari sbagliano, ma vanno capiti” dicevano, ma in realtà erano gli stessi che a ottobre hanno piazzato le bombe davanti alla sede del partito ad Ala».
L’amministrazione provinciale è stata criticata perché non è stato garantito l’accesso a un convegno pubblico: «Non sapevamo che ci fosse un tale interesse sul tema. Vorrà dire che la prossima volta sceglieremo una sala più grande» è stata la risposta del governatore, che ha attaccato il suo predecessore, Ugo Rossi: «Lui aveva portato le teorie gender nelle scuole. Nelle scuole inseriamo lezioni contro il bullismo e per il rispetto delle persone, ma non si deve parlare di sesso e genere. Non spetta agli insegnanti, ma alle famiglie parlare di questo tema ai bambini. Il patrocinio all’evento di Verona sulla famiglia, in giunta non ne abbiamo parlato, ma io parteciperò».
TENSIONE IN PROVINCIA: CARICHE AI MANIFESTANTI