Traffico di rifiuti a Rovereto, indagati tre funzionari del servizio provinciale autorizzazioni ambientali
Tre funzionari del Servizio autorizzazioni e valutazione ambientali della Provincia di Trento, tra cui il dirigente Giancarlo Anderle, sono indagati dalla Procura di Trento per concorso in traffico illecito di rifiuti.
L’inchiesta, disposta dalla Direzione distrettuale antimafia e condotta dalla polizia di Stato di Trento e dai carabinieri del Noe, riguarda la correttezza dell’iter amministrativo legato all’Autorizzazione d’impatto ambientale (Aia) per il dissequestro dell’impianto di gestione dei rifiuti di Aquaspace Spa, di Rovereto.
Secondo quanto riferito in conferenze stampa dal procuratore Sandro Raimondi, i funzionari non avrebbero accolto le segnalazioni tecniche fornite da Appa, tenendo all’oscuro la conferenza di servizi convocata per valutare l’autorizzazione di alcuni aspetti essenziali per una risoluzione oggettiva, agevolando di fatto l’azienda.
«Abbiamo rilevato una certa inerzia da parte del Servizio in merito alle rilevanze segnalate dai servizi tecnici. Ora dobbiamo vagliare la documentazione recuperata presso Sava nella giornata di ieri», ha detto la responsabile dell’indagine, il commissario Caterina Benocci.
I reati contestati ai tre funzionari sono traffico illecito di rifiuti e omissione colposa.
Aquaspace è una ditta di Rovereto che si occupa di trattamento delle acque reflue, ora accusata di traffico illecito di rifiuti ma che dichiara la propria innocenza.
La vicenda giudiziaria ha visto due anni e mezzo di indagini, il sequestro del depuratore che da oltre un anno lavora al 20 per cento della sua funzionalità e la riduzione dei posti di lavoro da 14 a sette.
Secondo la procura - ed è questo che ha portato al parziale sequestro del depuratore - in quell’impianto di trattamento rifiuti liquidi il processo non è controllabile, e quindi non è controllato.
Anche se il prodotto finale è a norma di legge, e su questo la Direzione distrettuale antimafia che si occupa di questo tipo di reati, non ha mai avuto nulla da eccepire, per l’accusa è la fase intermedia ad essere poco trasparente.
«L’argomento principe che viene usato contro di noi - ha detto all'Adige, edizione del 10 maggio scorso, il presidente di Acquaspace, Karim Tonelli - è che l’autorizzazione integrata ambientale a cui facciamo riferimento sia stata scritta male e che quindi noi operiamo in una struttura con maglie troppo larghe: se non sono previsti stretti controlli, allora c’è spazio per il reato. Ma se l’Appa, l’Agenzia provinciale che ha mosso le accuse ancora nel settembre del 2017 non riconosce le prescrizioni di Sava a cui noi dobbiamo fare riferimento, noi cosa dobbiamo fare?».
Piena fiducia nell’azione della magistratura, massima disponibilità alla collaborazione ed il forte auspicio che la vicenda venga chiarita al più presto nell’interesse delle istituzioni ma anche delle persone coinvolte.
Questa in sintesi la posizione che l’esecutivo provinciale, per il tramite del presidente, Maurizio Fugatti, e del vicepresidente nonchè assessore all’ambiente, Mario Tonina, esprime in una nota in seguito della notizia dell’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica in materia di autorizzazioni sull’impatto ambientale.
«Territorio e ambiente sono i beni più preziosi che abbiamo - si legge nella nota - ed è giusto che il loro presidio sia garantito da norme rigorose e da forme di controllo che la stessa amministrazione ha sviluppato al proprio interno per assicurare la massima cura al mantenimento del giusto equilibrio tra le esigenze dello sviluppo economico da un lato e quelle della salvaguardia della risorsa ambientale dall’altro.
Conoscendo la professionalità, la preparazione e l’impegno dei nostri tecnici, la Giunta conferma la propria fiducia nei loro confronti, attendendo il completamento delle verifiche degli inquirenti ai quali viene assicurata piena collaborazione per chiarire al più presto una situazione che richiede il massimo dell’attenzione e della sensibilità», conclude la nota.