Strage di Viareggio, confermata condanna dell'ex ad di Fs Moretti
La corte di appello di Firenze ha condannato a sette anni Mauro Moretti ex ad di Fs e di Rfi al processo per la strage di Viareggio, nella sentenza di secondo grado per l’incidente ferroviario del 29 giugno 2009, costato la vita a 32 persone.
La procura generale aveva chiesto 15 anni e 6 mesi: anche in primo grado Moretti venne condannato a 7 anni.
Condanne anche per Michele Mario Elia (ex ad di Rfi) e Vincenzo Soprano (ex ad Trenitalia) a 6 anni. «Oggi è stato fatto un passo avanti verso la giustizia», ha commentato il sindaco di Viareggio, Giorgio del Ghingaro.
Qualcuno si è preso il volto tra le mani, qualcuno ha pianto, qualcuno si è aggrappato alla sedia cercando di contenere l’emozione: tutti hanno sussultato quando la corte ha condannato Mauro Moretti anche in qualità di ex ad di Fs. I familiari delle vittime della strage di Viareggio erano presenti in massa, questa mattina, alla lettura della sentenza.
Se Marco Piagentini, presidente dell’Associazione ‘Il mondo che vorreì, preferisce restare in silenzio e annuncia una conferenza stampa per domani a Viareggio, dopo essere uscito dall’aula Claudio Menichetti, padre di Emanuela, morta per le gravi ferite riportate dopo l’esplosione del vagone cisterna, ha mostrato ai giornalisti una foto del volto della figlia in ospedale, reso irriconoscibile dalle ustioni: «Come potevo - ha detto rivolto ai cronisti - lasciare perdere una cosa del genere».
«Siamo arrivati a un buon giudizio - ha commentato - finalmente dopo questa sentenza riusciremo a fare qualcosa per la sicurezza».
Trattiene a stento le lacrime Luciana Beretti (Rpt: Beretti), che nella strage di Viareggio ha perso il figlio Federico Battistini: «Non so cosa farò oggi - ha detto - ma so che mi batte forte il cuore. Penso che finalmente non potranno cavarsela più solo voi risarcimenti».
Soddisfazione per la sentenza d’appello e solidarietà alle vittime della strage di Viareggio e ai loro familiari, in una nota di Medicina democratica, parte civile nel processo.
«Esprimiamo soddisfazione per la sostanziale conferma dell’impianto accusatorio e delle responsabilità nei confronti dei vertici delle aziende coinvolte nella strage», in «particolare, per la conferma della condanna a 7 anni di reclusione per Mauro Moretti», con «un’aggravamento della sua posizione, in quanto civilmente responsabile degli atti della società da lui diretta», ha detto Marco Caldiroli, presidente di Medicina democratica, oggi presente in aula. «Resta lo sconcerto - ha aggiunto - per le scelte assurde fatte in base a una logica di profitto e all’insegna del neoliberismo, per il trasporto di merci estremamente pericolose come il Gpl, lungo l’intera Italia, da Novara alla Sicilia, che poteva essere fabbricato invece direttamente in loco».
Per Caldiroli «solo recentemente» si è poi registrata «una inversione di tendenza: la direttiva 798/2016 ha rivisto la impostazione complessiva della sicurezza ferroviaria a partire da ‘obiettivi comuni di sicurezzà, con sistemi di certificazione e di autorizzazione alla sicurezza per tutti gli attori coinvolti nei trasporti. Un approccio sistemico che mancava o era incompleto. Il Dlgs 50/2019 - ha concluso - è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale solo 10 giorni fa, è ancora da verificare se sarà in grado di migliorare le condizioni di sicurezza del trasporto ferroviario, chiare responsabilità e gli obblighi degli attori nonchè controlli rigorosi sul campo anziché cartacei, come nel caso di Viareggio ma anche del viadotto di Genova».
Tutti condannati dalla corte di appello, meno uno - Uwe Koennecke, responsabile officina Jugenthal, assolto (in primo grado aveva avuto 8 anni e 6 mesi) -, anche i dirigenti e i manager delle società estere dove venivano mandati in revisione i carri merci, al processo per la strage di Viareggio del 29 giugno 2009. Tra i condannati c’è Joachim Lehmann, supervisore presso l’Officina Jugenthal di Hannover, a cui la corte ha inflitto 7 anni e 3 mesi riformando la sentenza del tribunale di Lucca che lo aveva assolto. Il pg Luciana Piras aveva chiesto per lui 8 anni anche sostenendo che «aveva un contratto da 17 ore l’anno per un compenso di 700.000 euro, ma non andò a controllare» i materiali rotabili.
La corte inoltre ha condannato, in parziale riforma della sentenza del primo grado e tenendo conto della prescrizione dei reati di incendio e lesioni colpose (sconto 6 mesi), a 8 anni e 8 mesi Rainer Kogelheide delle società Jungenthal e Peter Linowski di Gatx Rail Germania; a 8 anni Johannes Mansbarth ex ad di Gatx Rail Austria e Roman Mayer responsabile manutenzione flotta carri merci di Gatx Austria; a 6 anni e 10 mesi Andreas Schroter, tecnico, Uwe Kriebel, operaio addetto alla verifica dei materiali, e Helmut Brodel, tutti delle officine Jugenthal.
Assolto Giulio Margarita (ex dirigente della direzione tecnica di Rfi e oggi dirigente di Ansf, l’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria) che in primo grado era stato condannato 6 anni e sei mesi. Il Pg aveva chiesto 12 anni e sei mesi. Per i giudici «il fatto non sussiste».
Assolti in appello anche altri dirigenti e tecnici di Rfi che erano stati condannati dal tribunale di Lucca. Sono Giovanni Costa, Alvaro Fumi, Enzo Marzilli, tutti condannati a 6 anni in primo grado.
Invece, la corte di appello, in riforma della sentenza del tribunale, ha condannato l’ex ad di Cargo Chemical Mario Castaldo a 6 anni (7 anni in primo grado), e a 4 anni Francesco Favo (erano 6 in primo grado), Daniele Gobbi Frattini (6 anni e 6 mesi in tribunale), Emilio Maestrini di Trenitalia (erano 6 anni e 6 mesi), Paolo Pizzadini capo commessa di Cima Riparazioni (da 6 anni e 6 mesi).