Addio a padre Efrem da Vezzano all'Ecuador
Una vita spesa generosamente al servizio degli altri, seguendo la vocazione missionaria e affidandosi alla volontà di Dio. Padre Efrem Angelini, missionario comboniano nato a Vezzano il 17 febbraio 1920, è scomparso qualche settimana fa, all’età di 99 anni. Sarà ricordato giovedì alle 9, con una messa nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Trento.
Dalla sua Valle dei Laghi, padre Efrem era partito per andare nel mondo: Italia prima, tra Brescia e Sulmona, poi Messico, Spagna, una parentesi in Lombardia a Venegono e poi, per 44 anni, in Ecuador.
Pensando al religioso trentino, la prima cosa che viene in mente insieme alla fede, è l’espressione sorridente del suo volto, e con essa la pace che trasmetteva, accompagnata dall’entusiasmo di chi sa comunicare con immutata fiducia la passione per Dio e per l’uomo. Difficoltà e seri problemi di salute non sono mancati, ma «la preghiera dà la forza per affrontare le prove della vita e bisogna essere sempre ottimisti», aveva raccontato all’Adige nel giugno 2015, in occasione della festa organizzata a Vezzano per il 70 anniversario di sacerdozio, avvenuta a Como il 29 giugno 1945.
Il suo percorso di profonda spiritualità si era tradotto negli anni in eredità preziose come pozzi, chiese, scuole, asili, e anche in “Una vita al servizio degli ultimi”, testo autobiografico nel quale ringraziava Dio per il dono della vocazione missionaria.
Discreto, perseverante, disponibile, sempre positivo: così lo ricordano i confratelli con i quali ha trascorso questi ultimi 4 anni dopo il definitivo rientro dall’Ecuador nel centro fratel Alfredo Fiorini di Castel d’Azzano, dedicato a san Daniele Comboni. Pur volendo tornare in missione in Ecuador per altri due anni, disse che nella sua nuova casa avrebbe potuto dare ancora più frutto: «Di mente lucidissima, di intelligenza arguta, di umore gioioso e di sorriso permanente sulle labbra - ha ricordato padre Manuel João - padre Efrem è stato il perfetto esempio di persona pienamente realizzata come uomo e come missionario».
«Carissimo padre Efrem - lo ha salutato padre Renzo Piazza, superiore della comunità, martedì 25 giugno nell’omelia del funerale, animato dalla corale di Vezzano - il tuo incontro con il Signore è avvenuto a mezzanotte, quando iniziava il nuovo giorno della risurrezione e la chiesa faceva memoria del suo Signore che offriva il suo corpo per la vita del mondo ed è venuto delicatamente a cercare il suo amato mentre dormiva. La famiglia dei missionari comboniani oggi ringrazia il Padre per il dono della tua lunga vita alla missione, un’opera bella, ben riuscita».
«Non ha mai alzato la voce, ma tutti si accorgevano se mancava», ha proseguito padre Renzo: «Mai visto in ginocchio, ma ha insegnato come si prega; mai parlato di cosa ha fatto in missione, ma è stato una missione fino all’ultimo giorno».
Alla fine della celebrazione, fratel Virginio Manzana gli ha dedicato dei versi e padre Claudio Zendron, suo ex superiore provinciale in Ecuador, l’ha ricordato soprattutto come uomo di preghiera e sacerdote del confessionale, “padre spirituale” dei suoi parrocchiani in particolare a El Carmen (Esmeraldas) e di centinaia di sacerdoti e religiosi che venivano anche da altre diocesi. L’America Latina era la sua patria, ma non dimenticava il Trentino: la sua scomparsa, a pochi giorni dal 75 anniversario di sacerdozio, ha colpito quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo.
«È stato un mirabile esempio di spirito missionario - ha detto l’arcivescovo emerito Luigi Bressan, grato per la vicinanza che padre Efrem gli ha sempre manifestato, provenendo entrambi dalla stessa valle - e mi ha sempre colpito la freschezza d’animo nella sua immensa generosità, sostenuto da una vitalità che ignorava l’avanzare degli anni. Già ultraottantenne imparò a usare con destrezza il computer, e quando dovette rientrare, il suo cuore, la sua preghiera, la sua attenzione rimasero aperti sul mondo».