Scuola, esami a settembre? «No, sono inutili e classisti»
Il tema è il più caldo e dibattuto dell’estate: è giusto tornare agli esami a settembre? A lanciarlo, sulle colonne dell’Adige lo scorso 13 giugno, era stato il professore di greco e latino del Prati Giovanni Ceschi. Il giorno prima un suo post su Facebook aveva scatenato il dibattito, che poi si era trasferito (anche) sul giornale con un’intervista nella quale spiegava le sue ragioni.
Da allora non è passato giorno senza una replica, una lettera al direttore, un fondo, un commento: il mondo della scuola, senza dimenticare quello della politica, si sono scatenati tra analisi e discussioni. Al netto dell’opinione, quindi, una dimostrazione di quanto il sistema scolastico dei debiti e crediti formativi faccia notizia. Poi, l’11 luglio scorso, l’annuncio dell’assessore Bisesti: «Sì agli esami di riparazione, riforma dall’anno scolastico 2020-2021». E da allora i commenti non si sono certo placati, con la novità della raccolta firme a favore della reintroduzione, promossa dall’insegnante di inglese del Prati Laura Rubagotti.
Ma non solo di favorevoli è fatto il mondo della scuola. E non solo di articoli sul giornale: anche sui social network, infatti, il dibattito prosegue. Proprio su Facebook, in risposta ad alcune considerazione dei colleghi, è intervenuto anche il professor Enzo Bianchi, insegnante di scienze al Da Vinci che dall’1 settembre lascerà il mondo della scuola per godersi la meritata pensione. «Prima di tutto trovo strano che questa esigenza di un ritorno agli esami a settembre nasca dalla scuola più selettiva di Trento, ovvero il Prati, e da un insegnante delle materie più selettive, il greco e il latino».
Ma un ritorno all’antico può essere la soluzione?
Noto che la panacea di tutti i mali della scuola trentina viene vista nella mancanza degli esami di settembre. Personalmente li ricordo come uno strumento inutile e fonte di discussioni senza fine nei consigli di classe: si può bocciare un alunno con un’insufficienza non recuperata a settembre? E poi c’è un discorso di classe.
Classe sociale?
Esatto. Per me gli esami a settembre diventano uno strumento di selezione profondamente ingiusto visto che gli alunni benestanti torneranno sul ricco mercato delle lezioni private mentre i meno fortunati saranno abbandonati al loro destino.
Ma dovrebbe essere anche la scuola a intervenire, organizzando corsi e recuperi.
E organizzativamente sarebbe un caos. Prima di tutto sono curioso di sapere quanti dei firmatari sarebbero disposti a trascorrere l’agosto a scuola per tenere i doverosi corsi di recupero per i ragazzi con gli esami. Poi nella formazione delle classi e nell’assegnazione delle cattedre bisognerebbe attendere fino alla fine degli esami. Oltre alle questioni di ferie e di stipendi.
Però l’assessore sembrerebbe entusiasta dell’idea.
Ovvio, è un’iniziativa che reputo di destra e Bisesti la cavalca. Ribadisco: non è giusto che gli alunni ricchi dei licei vengano aiutati a pagamento l’estate e figli di immigrati nei tecnici vengano dati in pasto a insegnati in cerca di vendetta. Ecco, proprio il furore di alcuni colleghi non lo capisco: forse è la frustrazione dei prof di alcune materie che non riescono a incidere nei giudizi?
La raccolta firme sta avendo un buon successo: comunque la si pensi è sintomo di una tematica sentita.
Certo, il tema è sentito. Però sono certo che se qualche insegnate di buona volontà proponesse una petizione contraria raccoglierebbe altrettante firme. E mi chiedo chi sono quei firmatari: di quali scuole, di quali materie? Faccio una battuta, ma non troppo: credo siano prof di materie letterarie, quelli che con i problemi pratici non si confrontano mai e fanno “filosofia” di tutto.
DITE LA VOSTRA CON IL SONDAGGIO: GIUSTO O NO?
«LE FIRME CONTINUANO A CRESCERE»
È la mente della raccolta firme, l’iniziativa che ha dato una svolta, concreta e anche politica, sul dibattito per il ripristino degli esami a settembre. Lei è Laura Rubagotti, insegnante di inglese al liceo classico Prati di Trento, e si è presa l’incarico di creare il modulo online per aderire all’iniziativa.
Prof, come procede la raccolta?
Siamo a quota 275 firme - ci dice - e stanno aumentando con buona costanza. Abbiamo creato un link semplice, volutamente facendo poche domande, per evitare un’eccessiva profilazione.
Però alcuni dati emergono: prima di tutto quanti sono i docenti delle medie che hanno firmato? Perché, con tutto il rispetto, valgono un po’ meno rispetto a quelli delle superiori visto che non sono direttamente coinvolti.
Sono circa il 10%, esattamente il 10,5%. Però non sono d’accordo: credo valgano allo stesso modo, perché deve passare l’idea di chi “pensa lungo”, di chi condivide il destino di un ragazzo.
Il dibattito va avanti da settimane: perché la raccolta firme?
A far partire tutto è stato proprio il mio collega Giovanni Ceschi con l’intervista al vostro giornale. Ma ritengo che la sua opinione sia stata travisata e tante delle risposte e delle repliche non erano sul pezzo, non centravano il nocciolo della questione. Così abbiamo pensato di mettere chiarezza e di mettere nero su bianco, con poche ma importanti considerazioni.
La più importante?
L’aspetto più importante è che chi legge dell’iniziativa non pensi che ci sia la volontà di una maggiore severità da parte di chi vuole un ritorno agli esami a settembre. Riteniamo sia necessario un po’ di coraggio, perché quello di oggi non è un debito, è finto. Bisogna tornare nel campo della giustizia e poi fare un ragionamento sui piani di recupero con la scuola che si mobilita veramente, non in maniera ipocrita.
Qual è il ruolo dei professori in tutta questa vicenda?
Prima di tutto noi non ambiamo a essere più importanti o ad avere in mano le bocciature dei ragazzi. Però ad oggi abbiamo, o meglio siamo costretti ad avere un ruolo fantozziano. Il senso dell’operazione è che la macchina operativa torni a fare il proprio mestiere. Dobbiamo raddrizzare la prospettiva, non me noi, ma per dare un senso alle cose.
Gli studenti cosa pensano?
Noi ci parliamo sempre, per tutto l’anno scolastico e abbiamo un ruolo educativo nei loro confronti. Su questo tema specifico sarebbe bello che intervenissero, magari tramite i rappresentanti o la consulta. Capisco che è agosto, ma sarebbe interessante.
Chi pensa certamente bene della vostra iniziativa è l’assessore Mirko Bisesti: gli avete dato un ottimo assist.
Il discorso non è partito da lui, è partito dal basso. Poi è ovvio che abbiamo bisogno di interlocutori anche nella politica, ma il punto è che non vogliamo ipotecare la nostra libertà per fare contento o scontento un assessore.