Mountain bike elettriche: i rischi dei principianti
L’avvento delle e-bike sta trasformando la frequentazione ciclistica delle strade di montagna, specie nelle aree turistiche.
È una forma di «democratizzazione» a pedali, perché consente grandi imprese in salita anche a persone che non dotate di adeguata preparazione atletica e tecnica. Ma c’è un rovescio della medaglia che riguarda la sicurezza, come testimoniano anche alcuni recenti episodi di cronaca. Affiora la mancanza di esperienza di molti neofiti della mtb (a motore) ma c’è anche il tema dell’affollamento su strade forestali e sentieri, nonché della promiscuità con chi va a piedi (anche sulle piste ciclabili). Sulle altre strade gli automobilisti non sono sempre attenti al rispetto dei ciclisti (a cominciare dalla giusta distanza), ma anche questi ultimi a volte procedono (magari in gruppo) incuranti del pericolo che creano.
Per tornare ai boschi, da anni ha preso piede anche il downhill, disciplina particolarmente tecnica che presenta molte insidie, specie per chi si improvvisa discesista grazie ai servizi navetta che portano bici e turisti verso le vette, proponendo picchiate emozionanti verso il fondovalle. Emozionanti ma a volte un po’ troppo pericolose per un principiante. In generale l’esperienza sul campo è la via principale per costruire una relazione sicura con la bicicletta, nei vari contesti di utilizzo. Tuttavia, si può rimediare - almeno in parte - ricorrendo al supporto di un esperto accompagnatore. In diverse località, oltre alla disponibilità di guide specializzate si trova l’offerta di corsi per imparare a rapportarsi correttamente con l’utilizzo sicuro della mtb. Così anche il turista che magari noleggia per la prima volta una mtb elettrica va sul sicuro.
«La mountain bike è un mezzo bellissimo, ma ognuno la deve utilizzare secondo le proprie capacità», commenta Ivan Degasperi, a lungo ciclista professionista in mtb, ora sempre attivo fra i top dell’amatoriale, istruttore e presidente dell’associazione sportiva Bike Movement Trentino Erbe, che fra l’altro organizza corsi per l’infanzia.
«La mtb - aggiunge - ci risparmia una serie di rischi tipici delle strade e anche delle ciclabili (per la convivenza vuoi con gli automezzi, vuoi con pedoni e altri utenti degli spazi), ma d’altro canto ci richiede doti di tecnica migliori quando ci spostiamo nei boschi».
Capita sempre più spesso di imbattersi in principianti su una mtb a motore alle prese con percorsi piuttosto ardui. La preoccupa questo fenomeno?
«Sì, purtroppo vedo molte persone chiaramente non preparate che si “lanciano”, forse senza riflettere sui rischi che corrono. Uno magari vede l’amico che posta nei social una foto dopo la “scalata” della Paganella in ebike e subito scatta l’emulazione. Ma una volta in cima a una salita, bisogna anche tornare giù e qui le capacità tecniche sono fondamentali per non compromettere la sicurezza. Vedo fra l’altro anche gente che non usa il casco, io invece sarei contento se fosse reso obbligatorio almeno fino ai 14 anni».
Una ebike in discesa può rivelarsi più complicata da governare?
«Bisogna conoscerla bene, sapere che se tocchi il pedale ti può dare un colpo di accelerazione e farti perdere l’equilibrio, specie se la tua impostazione di guida è già precaria. Insomma, mi sembra chiaro che esiste una platea in crescita che dovrebbe informarsi bene prima di affrontare uscite difficili in mtb, possibilmente farsi accompagnare da una guida del luogo, frequentare dei corsi. Ne va della propria incolumità e di quella altrui. Non parliamo poi di chi modifica le ebike per sfrecciare a 40 all’ora in pianura. Ciò detto, la bici elettrica è uno strumento importante, per il tempo libero ma anche per la mobilità urbana. Anzi, potrebbe essere la vera chiave per minimizzare la presenza di auto nelle città».
Che cosa insegnate nei corsi?
«Ci rivolgiamo a bimbi dai 5 ai 13 anni, cerchiamo di aiutarli a sviluppare la tecnica e l’attenzione. Lo facciamo in percorsi dedicati o in natura, nella zona di Lavis. L’obiettivo è sia favorire l’uso della mtb (e poi chi lo vorrà potrà passare all’agonismo) sia accompagnare le famiglie in un’esperienza di estensione dell’uso della bici: i piccoli possono anche usarla per andare a scuola, a fare la spesa con i genitori, in passeggiata o altri contesti di socialità».