Giovedì si va a scuola ma in Trentino ci sono ancora 1500 cattedre scoperte
Giovedì tornano sui banchi di scuola 70 mila studenti trentini: 27 mila nelle scuole primarie, di cui 5.079 per la prima volta, 16 mila nelle secondarie di primo grado (le medie), 21 mila nei licei e istituti tecnici, 6 mila nella formazione professionale. Gli alunni stranieri sono circa 8.000. I ragazzi e ragazze disabili 2.500. A insegnare saliranno in cattedra più di 7.500 docenti, mentre il personale amministrativo ammonta a 2.500 persone. Tra gli insegnanti, 6.000 sono di ruolo, 1.500 restano precari: le stabilizzazioni di quest’anno hanno solo compensato le uscite per la pensione.
Con il nuovo sistema di chiamata unica on line, tra domani e dopodomani tutti i posti vacanti dovrebbero essere coperti, tranne una ventina nella scuola primaria, per i quali si dovrà ricorrere alle liste di supplenti di istituto in attesa del concorso previsto a primavera 2020. Ma restano scoperti anche 80 posti di insegnante di sostegno su 700 e una trentina nelle lingue straniere: manca personale specializzato. E alla fine dell’anno scolastico, alla domanda degli studenti «ci rivediamo a settembre?», 1.500 insegnanti dovranno di nuovo rispondere «non so».
Quest’anno per la prima volta è stato esteso a tutti gli ordini e gradi di scuola il sistema telematico della chiamata unica, finora utilizzato per la scuola dell’infanzia e, dall’anno scorso, per la primaria. I docenti in graduatoria hanno avuto tre giorni per indicare sulla piattaforma on line del sito Vivoscuola le loro preferenze tra i posti vacanti. Tra domani e martedì l’algoritmo, dopo aver incrociato i dati fra le esigenze delle scuole e quelle degli insegnanti, stabilirà dove il docente prenderà servizio.
«Nel complesso la scuola dovrebbe partire regolarmente a parte alcuni problemi dovuti all’esaurimento delle graduatorie - afferma Cinzia Mazzacca della Flc Cgil - Le recenti stabilizzazioni a tempo indeterminato sono state 391, sulle 471 previste, ma hanno consentito di coprire i docenti che sono andati in pensione». Si tratta di circa 380 insegnanti, 250 usciti in base alle regole della legge Fornero e altri 130 con quota 100 e opzione donna. «Quest’anno inoltre, dopo i 12 nuovi dirigenti nominati, non ci saranno reggenze come l’anno scorso».
«Abbiamo però problemi per la lingua straniera, dove ci sono 30 posti vacanti, e tra i docenti di sostegno nelle scuole medie - prosegue Mazzacca - Ne mancano 30 di ruolo e arriviamo a circa 80 considerando quelli a termine. Mancano insegnanti specializzati e i posti dovranno essere coperti da non specializzati. Ad agosto tuttavia è partito il corso di specializzazione gestito dall’Università».
«Una parte del precariato è fisiologica, ma gran parte no - sostiene Stefania Galli della Cisl Scuola - È vero che le abilitazioni dipendono da scelte nazionali, ma noi pensiamo che si possano trovare soluzioni anche nell’ambito dell’Autonomia trentina».
«Solo nella scuola primaria ci sono da coprire 400 cattedre, dobbiamo verificare se l’algoritmo della chiamata unica funziona - sottolinea Pietro di Fiore della Uil Scuola - In ogni caso ci saranno 1.500 docenti con contratto a termine più le supplenze brevi dalle liste di istituto. Troppi precari, che vanno stabilizzati in futuro e per i quali chiediamo che sia Roma che la Provincia facciano partire le procedure concorsuali».
Di Fiore mette anche l’accento sul personale tecnico e amministrativo (Ata) della scuola. «Anche qui ci sono 200 posti coperti da precari e servono concorsi coerenti con le mansioni». Che, ricorda Galli, sono diventate più complesse: «Nelle segreterie manca personale rispetto al carico di lavoro».