Drastico calo nascite: quest'anno in Trentino saremo sotto i 4 mila
Riusciremo nel 2019 a superare i 4 mila nati in Trentino? Secondo le previsioni no e così anche quest’anno in Trentino si conferma il trend che vede le nascite in netto e costante calo. Al 12 settembre, infatti, i parti negli ospedali della Provincia erano stati 2.763 e le previsioni lineari parlano di 3.955 parti a fine anno.
Dei parti fin qui registrati più della metà (2.763) sono avvenuti al S. Chiara, 750 a Rovereto, 266 all’ospedale di Cles e 122 a Cavalese. Secondo le previsioni, dunque, in Trentino ci saranno due ospedali che supereranno i mille nati (Trento dove si prevedono 2.326 parti e Rovereto con 1.074) mentre sia Cles (381) che Cavalese (174) sono ben lontani dagli standard di sicurezza previsti dal Ministero che ha concesso la deroga per via delle caratteristiche orografiche peculiari dei nostri territori di montagna e dei servizi garantiti.
Sempre secondo i dati, quello del Santa Chiara si rivela un punto nascita decisamente attivo, con una media 6,37 parti al giorno, un unico giorno senza parti in tutto l’anno (6 marzo) e una giornata con ben 15 parti nell’arco di 24 ore (il 31 gennaio). Le giornate dove i parti sono più di dieci, invece, non sono un’eccezione. Ce ne sono state 2 ad agosto, ben 7 a luglio, 2 a giugno, 5 a maggio e 3 ad aprile, marzo e febbraio e gennaio. A far ben sperare per un fine anno in crescita è il numero di parti di agosto, il più alto dell’anno: 365. Cavalese, come già detto anche nelle scorse settimane, è l’ospedale dove l’attività risulta meno intensa con 150 giorni senza parti (il 59%) e un unico giorno di gran lavoro con 4 parti (il 21 agosto). Piccolo record che ha contribuito a rendere il mese appena passato quello dove è stato registrato il maggior numero di accessi in sala parto, 20. Numeri che naturalmente non convincono coloro che ritengono il punto nascita della valle di Fiemme non sostenibile sia dal punto di vista economico che da quello della sicurezza. Su questo fronte interessante il dato sul numero dei parti cesarei. Record percentuale a Cavalese dove quasi una paziente su quattro entra in sala operatoria. La percentuale più bassa è invece a Cles dove è del 13,31%, vicina a Rovereto, 17,64%. Buono anche il dato di Trento dove vengono fatte confluire tutte le gravidanze a rischio e dove la percentuale, al 31 agosto, era del 20,39%.
È dei giorni scorsi la pubblicazione del rapporto Cedap 2016 sull’evento nascite in Italia.
Il tasso di natalità varia da 6,3 nati per mille in Liguria a 10,4 nella Provincia di Bolzano rispetto ad una media nazionale del 7,8 per mille.
In Trentino è del dell’8,6 per mille. Le regioni del Centro presentano tutte, tranne il Lazio, un tasso di natalità con valori inferiori alla media nazionale. Nelle regioni del Sud, i tassi di natalità più elevati sono quelli di Campania, Calabria e Sicilia che presentano valori superiori alla media nazionale mentre la Sardegna ha un valore pari al 6,4 per mille. Anche la fecondità mantiene l’andamento decrescente degli anni precedenti: nel 2016 il numero medio di figli per donna scende a 1,34 (rispetto a 1,46 del 2010). I dati per il 2016 danno livelli più elevati di fecondità al Nord, nella Provincia di Trento (1,76) e Bolzano e nel Mezzogiorno, in Campania e Sicilia. Le regioni in assoluto meno prolifiche sono invece Sardegna, Basilicata e Molise. Il tasso di mortalità infantile, che misura la mortalità nel primo anno di vita, è pari nel 2015 a 2,90 bambini ogni mille nati vivi.
Analizzando i dati della Provincia di Trento si scopre che i parti sono passati da 4.494 nel 2014 as 4.206 nel 2016. Le mamme italiane sono state il 73% e la fascia di età con la maggior numero di parti è quella che va dai 30 ai 39 anni. Meno dell’1% del under 20, mentre le over 40 sono state poco più del 9%. In merito ai parti cesarei la percentuale della nostra provincia è del 20,6%. Un ottimo risultato, secondi solo alla valle d’Aosta e ben lontano dalle percentuali del sud. In Campania si supera il 50%. “Colpa” delle case di cura private dove i cesarei sono il 65,4%.