Si infiltra al Mart e danneggia una sala Sfugge ai controlli: fermato e denunciato
È riuscito ad accedere all’interno del Mart, eludendo il controllo degli addetti alla sicurezza e spacciandosi per uno degli operai impegnati nell’allestimento di una sala.
Una volta dentro, ha imbrattato un muro e dato fuoco a del materiale di scarto edile, prima di essere bloccato e consegnato alle forze dell’ordine, subito intervenute in risposta alla chiamata d’emergenza fatta dal personale del museo. Un cittadino di nazionalità tunisina, residente a Trento, è stato così denunciato dagli agenti del Commissariato di polizia di Rovereto per danneggiamenti.
I fatti risalgono a metà del mese scorso. Il clamoroso atto vandalico - perché i primi risultati delle indagini della polizia escludono qualsiasi movente di carattere “politico” - è avvenuto di primo mattino nelle ore precedenti l’apertura al pubblico del museo. La dinamica esatta di quanto accaduto sotto la cupola di Botta è ancora al vaglio degli inquirenti, ma alcuni elementi paiono certi. Uno: l’uomo ha di fatto aggirato il presidio di vigilanza privata aggregandosi al gruppo di operai che entrava in servizio per l’allestimento di una delle sale espositive, al momento vuota, nel periodo di “passaggio” tra una mostra e l’altra. «Un madornale errore della guardia giurata» spiegano dal Mart. Due: una volta dentro l’uomo in pochi minuti ha prima scarabocchiato un muro interno, poi ha radunato un po’ di materiale di risulta e appiccato fuoco al tutto. Le fiamme sono state subito spente, e non si sono registrati danni alla struttura né, tanto meno, ad alcuna opera: come detto, la sala era al momento un “cantiere”, isolata dal resto del museo, e non ospitava quadri o sculture.
All’episodio, di per sé minore, è ovviamente seguita ampia indagine interna. Perché se da un lato l’ingresso dell’uomo, che al momento non ha dato, spiegano fonti investigative, alcuna spiegazione del suo gesto, si è concluso senza danni, dall’altro l’allarme generato ha obbligato la struttura ad una verifica integrale delle misure di sicurezza. Che, in un museo come il Mart, sono altrettanto ovviamente ferree. Alla fine, il «clamoroso errore umano» è l’unica spiegazione rimasta: una serie di concause «assurde e imprevedibili» hanno permesso l’ingresso dell’uomo al museo, risoltosi fortunatamente senza conseguenze. Uno scenario forse ancor più difficile da digerire: la presa d’atto dell’impossibilità di ottenere il “rischio zero”. Concetto tanto più scomodo per un’istituzione che sulla fiducia fonda buona parte delle sue attività: perché se musei e collezionisti di tutto il mondo acconsentono a prestare, o affidare a tempo indeterminato, i propri capolavori al Mart lo fanno, oltre che per il prestigio di essere esposti in corso Bettini e le contropartite in termini di prestiti ricevuti, perché sono graniticamente certi di mettere quadri e sculture nelle mani migliori sulla piazza: sia sul fronte della competenza artistica, sia su quello della sicurezza e tutela delle opere.
«Mi sento di dire - commenta il direttore Gianfranco Maraniello - che la sicurezza del museo è solida ed è stata molto potenziata nel corso degli ultimi anni. Risale a poco più di due mesi fa il sopralluogo dei Carabinieri del “Nucleo tutela patrimonio artistico”, che ha dato esito positivo. Abbiamo inoltre potenziato il sistema di telecamere ed inserito nel passaggio dei vigilantes privati che prestano servizio al museo anche le sale interne, e non solo gli esterni. Altro non posso dire, perché gli altri importanti presidi di sicurezza interna di cui è dotato il Mart è meglio non siano divulgati, pena l’inefficacia degli stessi».