Da "Maraniellu" a "Bi-Sesti" alle bordate al Muse: show incontenibile di Sgarbi
Uno Sgarbi show in piena regola. Il critico d’arte e presidente del Mart lo regala, questa volta, prima e durante la conferenza stampa di presentazione delle due mostre a marchio Mart che partono sabato: «Tullio Garbari. Primitivismo e modernità» a Palazzo delle Albere a Trento; «Il realismo magico nell’arte sarda» al Palazzo della Magnifica Comunità di Cavalese.
Il Vittorio nazionale è, come sempre, un fiume in piena e gli altri intervenuti al tavolo non riescono a ritagliarsi che un ruolo da affluenti decisamente minori. La scena, se c’è Sgarbi, è per lui. In attesa che arrivi l’assessore alla cultura Mirko Bisesti, trattenuto nella non lontana aula del consiglio provinciale da alcuni punti di discussione che riguardano proprio la cultura, il presidente del Mart anticipa ogni curiosità dei cronisti. È al telefono con l’editore del catalogo di una delle due mostre, di Forlì, quando a tono di voce volutamente alto dice: «Maraniellu. Ti ricordi di quel direttore del Mart che c’era stato dopo la Collu?».
Gianfranco Maraniello, naturalmente, è seduto al suo fianco. Le punzecchiature e le battute di Sgarbi a Maraniello hanno rappresentato il leitmotiv del copione sgarbiano per tutta la conferenza stampa. Diventato «Maraniellu», il direttore del Mart che alla scadenza dei cinque anni di incarico ha deciso di concludere l’esperienza trentina, senza polemiche, ha lasciato sornione i riflettori per Sgarbi: è stato definito dal suo presidente, con graffiante ironia, «autonomista» («pensa che la Sardegna sia vicino al Giappone»), «scansafatiche» (mi fa sempre discorsi filosofici, dei suoi. Non voleva fare nemmeno un catalogo della mostra dicendomi “Cosa vuoi che ne capiscano i trentini…”».
«Maraniello se ne va – ha aggiunto Sgarbi – non per ragioni culturali né economiche. Deve avere una fidanzata sudamericana. O forse vuole rubare il posto alla Collu alla Gnam (la Galleria nazionale di arte moderna e contemporanea a Roma, ndr)». A fine conferenza stampa il direttore Maraniello conferma ai nostri taccuini: «Le mie dimissioni sono dovute a ragioni personali e professionali. Come già detto, nessun dissidio. La procedura per scegliere il mio successore? Non spetta a me parlarne, ma la nuova legge prevede che possa sceglierlo il presidente della Provincia. Per un bilancio di questi cinque anni ci sarà modo di tracciarlo tra qualche mese».
Sgarbi ha poi ironizzato un paio di volte, tirando in ballo il dirigente del Servizio cultura della Provincia, Claudio Martinelli: «Un brigatista rosso – dice Sgarbi con divertita enfasi – che ho ammansito. Finge di essere collaborativo, ma deve essere un infiltrato del Muse». A proposito della querelle degli spazi contesi tra Mart e Muse a Palazzo delle Albere, Sgarbi tira per la giacca l’assessore Bisesti: «Bi-sesti – scandisce e gigioneggia Sgarbi – che mi pare una giovane figura appena uscita da un quadro di Tullio Garbari, è come dice il suo cognome: salomonico. Un piano al Mart, un piano al Muse. Ma a noi ha dato quello in cui piove dentro… Il popolo vuole il Mart alle Albere. Il Muse piace solo ai bambini, che non hanno diritto di voto» va giù in affondo il critico ferrarese.
E rincara la dose sul tormentato e tramontato progetto H20, il planetario a tre semisfere immaginato dal Muse nel prato davanti alle Albere: «Sono stato utile se alla fine voi Trentini non avrete quelle tre palle enormi e orrende». Ma c’è spazio anche per la questione dei precari del Mart. Il presidente Sgarbi usa il bastone e la carota e abbandona il tono scanzonato e grottesco delle precedenti battute: «Nei giorni scorsi mi è stato chiesto cosa ne penso. È ovvio che la stabilizzazione dei precari tutti la vorrebbero. Abbiamo persone brave e bravissime. Ma venerdì scorso ero irritato perché non si riusciva a tirare fuori delle foto per il catalogo. Mi hanno detto che il venerdì pomeriggio nessuno lavora. Si è presa una mazzuolata anche una persona da me “protetta”, la curatrice Beatrice Avanzi. Il mio “geografo” Franco Panizza mi dice che i precari sono indispettiti per le mie parole. Beh, se io fossi precario sarei attivo a tutte le ore, anche nei festivi».