Il faggio monumentale è stato rimesso in piedi
Da sempre chiamato “Cervo del Gajer”, l’antico faggio, radicato da secoli sull’omonimo monte da cui prende il nome, è un albero con una storia importante, riconosciuto e certificato come monumento vegetale del Trentino, un elenco di beni di particolare valore ambientale previsto dalla normativa urbanistica provinciale. Alla fine del mese di novembre dello scorso anno, il faggio era stato vittima di una copiosa nevicata in seguito alla quale si è sradicato completamente dal terreno. Nei giorni scorsi è riuscito a rialzarsi dopo un importante intervento.
Fin subito dopo l’incidente, il personale di custodia forestale, preso atto di quanto successo, coadiuvato dalla stazione forestale di Cembra, è intervenuto per i primi sopralluoghi attivandosi per ricercare le possibili soluzioni sia per la parte botanica, che per quella amministrativa con il Comune di Giovo.
Così, vari esperti della Fondazione Mach e del Servizio Foreste della Provincia hanno fatto visita al “cervo” ricercando le dinamiche e le modalità di intervento migliori, atte a recuperare sia la vitalità che la struttura fisica di questo monumento vegetale.
Una delle grandi difficoltà era infatti quella di recuperare la pianta nelle sue dimensioni originali che parlano di una circonferenza del fusto maggiore dei tre metri, di una altezza di 23 metri e soprattutto il mantenimento della sua particolare forma che l’ha ribattezzato appunto “Cervo del Gajer” proprio per l’animale che ricorda. Una forma particolare, derivante da un’antica gestione tipica di questa zona che vedeva il taglio dei polloni ad altezza d’uomo per evitare i danni causati dal pascolo che a quei tempi veniva praticato nei boschi in maniera consistente.
Nei giorni scorsi è stato portato avanti l’intervento coordinato dall’ufficio distrettuale forestale di Trento con le squadre degli operai forestali: in un primo tempo è stata praticata una potatura parziale della chioma che nello schianto aveva subito dei danneggiamenti. In seguito il faggio è stato lentamente risollevato attraverso una imbragatura e assicurato al terreno attraverso degli ancoraggi artificiali.
Un tentativo importante e significativo per tutti gli amanti di questi boschi che nutrono la speranza, ora, che la pianta possa continuare a vivere oltre i suoi 200 anni.