Case di riposo, visite vietate gli enti gestori si ribellano a Fugatti, e applicano il decreto nazionale
Case di riposo chiuse in tutto il Trentino, come in Alto Adige e nel resto d’Italia. L’Upipa e la Spes si oppongono all’ordinanza della Provincia (che consentiva l’accesso di un aprente o un badante per ogni anziano) e applicano invece l’ordinanza governativa. Innescando un braccio di ferro tutto politico. L’incontro di ieri pomeriggio non ha risolto il problema e le visite alle case di riposo rimangono vietate.
Già da giovedì mattina parenti, amici e assistenti che avrebbero voluto entrare in Rsa per far visita a un anziano ospite si sono visti negare l’accesso dal personale, in applicazione del decreto emesso mercoledì dal capo del governo Giuseppe Conte.
Una misura drastica ma considerata necessaria per tutelare la popolazione anziana, come noto la più esposta all’aggressività del coronavirus. «Se entra il virus in una casa di riposo, gli anziani sono a rischio» è la frase che gli enti gestori ripetono.
Non la pensano allo stesso modo in Provincia dato che nelle linee guida che recepiscono il decreto governativo, Fugatti ha «ammorbidito» il divieto aprendo la possibilità di visitare gli ospiti delle case di riposo a familiari, persone incaricate dell’assistenza individuale o visitatori ma limitando tali visite a una al giorno per ogni ospite. «Abbiamo recepito le richieste della popolazione trentina - ha detto l’assessore alla salute Stefania Segnana - che ci sono state espresse in tante telefonate. Ci sono persone che devono entrare nelle strutture per assistere i propri anziani. Come mi ha detto oggi una signora, “mia mamma non mangia se non la imbocco io”».
La risposta dei gestori - giovedì - è stata durissima. Con un comunicato congiunto firmato dalla presidente di Upipa, Francesca Parolari, e da quella del gruppo Spes, Cecilia Nicolini, che assieme rappresentano la quasi totalità delle Rsa trentine, si rigetta l’ordinanza annunciando che non verrà rispettata e che si darà invece applicazione alle indicazioni di Roma, confermando la chiusura. Upipa e Spers ritengono che le linee guida della Provincia «non abbiano il valore giuridico di un’ordinanza, non abbiano validazione scientifica e siano in contrasto con le misure di sicurezza per garantire la riduzione del rischio di contagio all’interno delle strutture che ospitano anziani fragili e maggiormente esposti». Da qui la decisione di non applicarle e continuare a limitare l’accesso al solo personale sanitario e assistenziale delle strutture, «poiché pienamente in grado di garantire l’assistenza richiesta».
Quanto alle indicazioni “morbide” della Provincia sono state immediatamente inviate all’Istituto Superiore di Sanità per avere una indicazione sulla loro applicabilità e per un parere scientifico. «Abbiamo il parere legale - ha ribadito ieri mattina Fugatti - e la nostra ordinanza è pienamente legittima. Ribadisco inoltre che la competenza primaria è della Provincia, non comprendiamo l’atteggiamento di Upipa e Spes». Un concetto ribadito anche dal Dirigente della sanità pubblica, Ruscitti: «La posizione degli enti ci ha lasciato alquanto perplessi».
In alcuni casi la chiusura improvvisa delle Rsa ha causato qualche protesta e qualche disagio per chi, ignaro del divieto, si è presentato agli ingressi. «Ma noi confidiamo - scrivo Upipa e Spes - sul fatto che i familiari capiscano la situazione e si rendano conto che la decisione è stata presa solo per la tutela degli ospiti perché in questa fase il rischio di contagio è troppo alto. Sarebbe assurdo chiudere le scuole e tenere aperte le Rsa nel momento in cui continuiamo a dirci che sono gli anziani i soggetti che rischiano di più. Se il virus dovrebbe entrare in casa di riposo sarebbe un disastro e questo l’avevamo fatto presente in Provincia, davvero non capiamo perché abbiano dato indicazioni diverse dal resto d’Italia».