Addio al frate che aiutava i poveri
Gianpietro Vignandel vittima del virus. Aveva 46 anni. «Ci protegge dal cielo»
Avrebbe compiuto 47 anni a luglio, padre Gianpietro Vignandel, frate cappuccino molto conosciuto in città per il suo servizio alla mensa dei poveri, che va annoverato purtroppo nella lista delle persone che non hanno vinto la battaglia contro il Covid-19. Una battaglia estenuante che ha visto padre Gianpietro in campo, nel reparto di terapia intensiva, da una settimana: ma il suo continuo peggioramento, frutto anche di altre complicazioni intercorse nel frattempo, hanno avuto la meglio sul poderoso fisico del cappuccino. Proprio per il suo aspetto, grande e corpulento, era affettuosamente soprannominato «fra Tuck», richiamando l'omonimo personaggio della saga di Robin Hood che ben si addice anche alla personalità di padre Gianpietro: sempre in prima linea per i poveri, una delle anime della mensa del convento, sulla collina di Trento.
«Era un buono di natura - lo ricorda il confratello padre Ezio Tavernini - e lascia un buon ricordo nel cuore di noi tutti. Era il braccio destro di padre Massimo Lorandini nella gestione della mensa e dei volontari. Purtroppo sono insorte molte complicazioni che hanno minato il suo fisico. Ma la certezza della nostra fede è che alla fine del cammino non c'è la croce, ma c'è la risurrezione». Padre Gianpietro era nato a Motta di Livenza, cittadina in provincia di Treviso dove i casi da coronavirus sono ancora pochi e si contano sulle dita di una mano: era a Trento da appena 3 anni, dopo 14 anni a Venezia dove è rimasto per tutto il tempo dopo la sua consacrazione avvenuta nel 2003, ed oltre ad essere una delle anime della mensa era anche economo del convento. I suoi familiari, residenti in Veneto, non hanno neppure potuto salutarlo per un'ultima volta.
Con poche, tristi e pesanti parole, è stato padre Massimo Lorandini, il superiore del convento dei cappuccini di Trento che è solo di qualche mese più giovane di padre Gianpietro, ad annunciare la scomparsa dell'amato confratello: «Quello che non avrei mai voluto fare purtroppo sono costretto a farlo. Il nostro fratello Gianpietro si è spento oggi. Che il Signore lo accolga nella pace eterna. Vorrei ricordarlo così come se stesse guardandoci dal cielo per proteggerci. Una preghiera per Gianpietro». L'aggravarsi delle condizioni del frate, nelle ultime ore, davano poche speranze di una ripresa, come confidava padre Massimo appena qualche ora prima della morte di padre Gianpietro: «Non so se ce la farà - diceva - e adesso veglio un altro frate, una roccia di 90 anni che va sgretolandosi».
La situazione del convento di Trento è infatti molto difficile: non usa mezzi termini padre Massimo, dicendo «siamo sul calvario». Tutti i dieci frati che compongono la comunità cappuccina sono stati colpiti, chi in maniera più lieve chi, appunto, con sintomatologie più gravi e preoccupanti, dal Covid-19. È stato dunque necessario che tutti i frati si mettessero in quarantena, abbandonando tutte le loro attività: per padre Ezio Tavernini, ha voluto dire smettere di visitare i malati dell'ospedale Santa Chiara, per padre Massimo Lorandini e padre Gianpietro invece ha significato interrompere la positiva esperienza della mensa dei poveri. Una «provvidenza», così come si chiama proprio la mensa che si trova nella parte bassa del convento, possibile anche grazie ad una rete di diverse centinaia di volontari che si danno il turno 365 giorni all'anno. Tutto è stato interrotto: ora si prosegue con la sola distribuzione di panini, bibite e scatolame al posto della cena al coperto. Ora si dovrà cercare di superare il grande vuoto che «fra Tuck» lascia.
L'arcivescovo di Trento, Lauro Tisi, ha manifestato personalmente la vicinanza della Chiesa locale ai frati cappuccini. «Se questa drammatica epidemia lo ha strappato prematuramente alla vita, non sarà mai in grado - afferma monsignor Tisi - di cancellarne l'esempio. Con la sua vita, sulle orme del Poverello d'Assisi, padre Giampietro ha tracciato un altro pezzo di quella strada che è via per l'eternità: la strada dell'amore e della gratuità". Cordoglio per la scomparsa di Fra Pier viene espresso anche dal sindaco Alessandro Andreatta: «Giunga l'affetto e la gratitudine della città, dei volontari e di quelli che lui ha sempre servito , in particolare gli ultimi a cui ha sempre pensato».