Troppi morti nelle RSA trentine la Procura prosegue le indagini per il reato di «epidemia colposa»
L’inchiesta sulle morti per Covid 19 nelle Rsa del Trentino fa un balzo in avanti. Il procedimento penale, nato da un esposto presentato dal Codacons nazionale, ha ora un titolo di reato: la procura procede infatti su un’ipotesi di epidemia colposa. Il fascicolo dunque non è più rubricato a modello 45, cioè il registro degli atti che non costituiscono una notizia reato, ma siamo passati a modello 44, il registro delle notizie di reato a carico di persone ignote. Questo significa che le prime indagini hanno fatto emergere elementi concreti di possibile rilievo penale anche se ancora tutti da verificare. Al momento non ci sono persone indagate.
In particolare gli inquirenti - i carabinieri del Nas, del Nucleo operativo provinciale e delle compagnie territoriali dell’Arma - si stanno concentrando sulle strutture dove è stata più alta tra gli ospiti la mortalità attribuita a Covid 19.
Ieri in procura c’è stato un vertice con gli inquirenti: erano presenti il procuratore capo Sandro Raimondi, il sostituto procuratore Marco Gallina, il comandante del Nas Davide Perasso, il comandante del Reparto operativo provinciale dell’Arma Giovanni Cuccurullo. Obiettivo era fare il punto sulle indagini e programmare i prossimi passi.
L’inchiesta, partita da un esposto molto generico, sta ora mettendo a fuoco gli aspetti da approfondire. In questa prima fase gli investigatori hanno acquisito presso gli uffici della Provincia e presso l’Azienda sanitaria una notevole mole di documentazione.
In questa prima fase, attraverso un lavoro certosino, gli inquirenti hanno raccolto e analizzato tutti i dati relativi a 58 Rsa si tutto il Trentino, comprese dunque quelle più virtuose rimaste Covid free. Stando a dati aggiornati al 28 aprile, ci sono state in casa di riposo 296 vittime (età media intorno ai 90 anni) concentrate in 26 strutture visto che in 32 Rsa non sono state registrate morti da Coronavirus.
È stata analizzata anche la situazione del personale sanitario: c’è stato un solo decesso in val di Fassa (la guardia medica Gaetana Trimarchi, 58 anni,) e qualche decina di contagi tra medici e infermieri.
Tra gli aspetti che sono ancora al vaglio degli inquirenti c’è la verifica sul rispetto delle linee guida date alle case di riposo da parte della task force nominata dalla Provincia. Questo con particolare riguardo alle strutture dove più alto è stato il numero di decessi.
Gli investigatori hanno fatto un approfondimento anche sulla natura giuridica delle Rsa, che sono di fatto degli enti pubblici convenzionati con l’Azienda sanitaria che paga le prestazioni di natura sanitaria, mentre la retta alberghiera è a carico dell’ospite (o del Comune qualora l’anziano non sia abbiente). Ogni casa di riposo ha un suo direttore sanitario.
Va sottolineato che si parla comunque di ipotesi di reato ancora tutte da approfondite. Il reato ipotizzato è la violazione dell’articolo 438 del Codice penale («chiunque cagiona un’epidemia mediante la diffusione di germi patogeni è punito con l’ergastolo») nell’ipotesi colposa prevista dall’articolo 458 che prevede la reclusione “solo” da tre a dodici anni.
Sul contagio da Covid 19 potrebbe aprirsi anche un altro fronte dopo che l’Inail ha stabilito di classificare il contagio, se avvenuto sul luogo di lavoro, come infortunio. In caso di inadempienze, il datore di lavoro sarebbe penalmente responsabile.