Norma sugli appalti, la Provincia resiste all'impugnazione da parte del Governo di Roma
“Un atto contraddittorio rispetto alle enunciazioni del premier Giuseppe Conte in tema di sussidiarietà e di flessibilità riguardo gli appalti. La Provincia resisterà in giudizio, considerata l’urgenza di sostenere l’economia. In un momento in cui bisogna accelerare sul fronte degli appalti, è paradossale che il Governo assuma posizioni contrarie per il semplice fatto che a farlo non è lo stesso esecutivo nazionale, bensì una Provincia autonoma ”. Così il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti commenta la decisione del Governo, annunciata ieri sera, di impugnare alcuni articoli in materia di appalti contenuti nelle legge provinciale, approvata a marzo, per il rilancio dell’economia trentina colpita dall’emergenza Covid-19. Articoli che non sarebbero compatibili, secondo il Governo, con le regole comunitarie per la libera concorrenza.
In realtà, afferma il comunicato stampa di piazza Dante «la Giunta provinciale, tramite i propri Uffici competenti, evidenzia che il Codice dei contratti dispone che le Regioni a statuto speciale e le Province autonome di Trento e di Bolzano possano adeguare la propria legislazione secondo le disposizioni contenute negli statuti e nelle relative norme di attuazione. Al riguardo, esiste una norma di attuazione, del settembre 2017, in materia di contratti pubblici, che prevede che le Province autonome di Trento e di Bolzano possano disciplinare con legge provinciale, nel rispetto della normativa dell’Unione europea e delle norme legislative fondamentali di riforma economico-sociale, le procedure di aggiudicazione e i contratti pubblici.Infine, anche la Commissione europea, in una Comunicazione dello scorso primo aprile, evidenziava come la crisi sanitaria causata da Covid-19 richieda soluzioni rapide e intelligenti, come pure agilità nella gestione dell’enorme aumento della domanda di beni e servizi simili, che si verifica proprio nel momento in cui determinate catene di approvvigionamento sono interrotte».
SEcondo la Provincia «“Gli acquirenti pubblici – scrive la Commissione europea – dovrebbero inoltre prendere in considerazione la ricerca di soluzioni alternative e interagire con il mercato”.“Riteniamo quindi di aver operato in modo corretto – spiega ancora Fugatti – avendo piena competenza in materia di appalti e in linea con le indicazioni provenienti dall’Europa”».
DI COSA SI TRATTA
Ancora una legge della Provincia impugnata dal governo. Questa volta in tema di appalti. Tra Roma e Trento non c’è pace. Secondo il Consiglio dei ministri le norme inerenti l’aggiudicazione dei lavori contenute nella legge per il rilancio dell’economia dopo la devastazione di Covid approvata a marzo - a maggio ne è arrivata una seconda - non sarebbero compatibili con le regole comunitarie per la libera concorrenza.
Mercoledì sera il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, ha esaminato nove leggi delle Regioni e delle Province autonome e ha quindi deliberato di impugnare la legge della Provincia di Trento n. 2 del 23 marzo 2020, appunto quella che prevede misure urgenti di sostegno per le famiglie, i lavoratori e i settori economici connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19. Il comunicato di Palazzo Chigi specifica che la decisione è stata presa «in quanto alcune disposizioni in materia di contratti pubblici contrastano con la normativa statale di riferimento in materia di appalti, violando l’articolo 117, secondo comma, lettera e), della Costituzione».
Nel mirino dell’esecutivo ci sono, ad esempio, norme che non incidono sul tipo di procedimento ma proprio sui criteri di aggiudicazione, tra cui l’elevamento della soglia entro cui per aggiudicare l’opera non si ricorre più ad una gara ma ad una procedura negoziata, cioè con l’invito ad un numero limitato di aziende. Nel mirino anche l’impegno del contraente ad affidare l’esecuzione dei subappalti di parte della prestazione o delle forniture a microimprese, piccole e medie imprese locali.
La giunta presieduta da Maurizio Fugatti aveva deciso di snellire le procedure degli appalti per permettere di affrontare meglio l’emergenza post Covid e dare più spazio alle aziende locali. Dalla Provincia fanno sapere che le norme ?contestate? sono state già riviste nella seconda legge economica. Ancora una legge della Provincia impugnata dal governo. Questa volta in tema di appalti. Tra Roma e Trento non c’è pace. Secondo il Consiglio dei ministri le norme inerenti l’aggiudicazione dei lavori contenute nella legge per il rilancio dell’economia dopo la devastazione di Covid approvata a marzo - a maggio ne è arrivata una seconda - non sarebbero compatibili con le regole comunitarie per la libera concorrenza.
L'altra sera il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, ha esaminato nove leggi delle Regioni e delle Province autonome e ha quindi deliberato di impugnare la legge della Provincia di Trento n. 2 del 23 marzo 2020, appunto quella che prevede misure urgenti di sostegno per le famiglie, i lavoratori e i settori economici connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19. Il comunicato di Palazzo Chigi specifica che la decisione è stata presa «in quanto alcune disposizioni in materia di contratti pubblici contrastano con la normativa statale di riferimento in materia di appalti, violando l’articolo 117, secondo comma, lettera e), della Costituzione».
Nel mirino dell’esecutivo ci sono, ad esempio, norme che non incidono sul tipo di procedimento ma proprio sui criteri di aggiudicazione, tra cui l’elevamento della soglia entro cui per aggiudicare l’opera non si ricorre più ad una gara ma ad una procedura negoziata, cioè con l’invito ad un numero limitato di aziende. Nel mirino anche l’impegno del contraente ad affidare l’esecuzione dei subappalti di parte della prestazione o delle forniture a microimprese, piccole e medie imprese locali.
Si tratta di norme che, quando adottate in bandi regionali, hanno sollevato censure non tanto per una questione di competenze Stato/Regioni ma addirittura per un presunto contrasto con il principio costituzionale di parità di trattamento di cui all’articolo 3 della Costituzione, oltre alle censure rispetto alla normativa comunitaria in materia di appalti per la violazione della concorrenza.
La giunta presieduta da Maurizio Fugatti aveva deciso di snellire le procedure degli appalti per permettere di affrontare meglio l’emergenza post Covid e dare più spazio alle aziende locali. Dalla Provincia fanno sapere che le norme ?contestate? sono state già riviste nella seconda legge economica.