«La Provincia non ha ancora idea di come sarà il ritorno a scuola» la dura accusa della Consulta Genitori
Come rientreranno a scuola gli studenti trentini a settembre?
Sembra una domanda banale, ma se la ponete a Maurizio Freschi, presidente della Consulta provinciale dei genitori, ha la stessa valenza di una fiamma accesa sui fuochi d’artificio. E Freschi a sua volta rivolge la domanda alla giunta provinciale: come rientreranno i nostri figli a scuola?
Freschi, attendete risposte.
Sì, non so se ridere o piangere. Già il 20 aprile avevamo segnalato alla Sovrintendente Sbardella, al dirigente Ceccato e all’assessore Mirko Bisesti che era necessario fare degli scenari per la riapertura di settembre. Poi c’è la questione dei mezzi di trasporto. Qualcuno ha valutato come possiamo portare i ragazzi a scuola?
Appunto. Qualche idea?
Avrei voluto proporla a un tavolo che non c’è mai stato. Abbiamo il Cta, con cui si può aprire un ragionamento per coprire le carenze. Ma se io un giorno parlo con i sindacati, un altro con i genitori, un altro giorno con il mondo dei trasporti, il problema non si risolve. Si stanno comportando in maniera burocratica, non c’è una indicazione chiara su come affrontare scenari futuri. Non solo: come ci regoliamo con le classi delle superiori che sono state accorpate ai numeri massimi, quando potrebbe esserci l’obbligo del distanziamento? C’è una visione miope, incapace di immaginare scenari alternativi.
Lei mette sotto accusa anche una certa schizofrenia di indicazioni.
Certo: tra il 14 e il 26 giugno siamo passati dal no alla mensa e sì alle mascherine, dall’obbligo di tre metri quadri al metro lineare. Il 20 giugno è stato detto sì al pranzo in mensa. Il 25 giugno no alle mascherine. Cosa vogliamo fare? Aspettiamo la fine di agosto? Qui c’è incapacità di programmazione. E se le condizioni dovessero peggiorare?
Ma nessuno si sta muovendo?
Un protocollo del comitato di coordinamento per la sicurezza è stato mandato alle scuole, ma non è stato coinvolto nessun soggetto. Continuiamo ad avere tavoli contradditori tra di loro. Dovesse esserci una recrudescenza dopo l’estate bisogna pensare a protocolli di sezionamenti, a come mettere le scuole in sicurezza. Se dovesse esserci un nuovo lockdown, ci si è preoccupati di hardware, di programmazione, sviluppo di scenari? Non è possibile che per una volta tutto il mondo della scuola, dagli studenti ai genitori, dai docenti ai sindacati, si esprimano tutti nella stessa direzione. O sono tutti cretini oppure non vogliono ascoltarli.
Scusi, perché non vorrebbero ascoltarvi?
Se avete sentito le interviste di questo periodo, capite quale è il livello di competenza... Ma io mi chiedo: c’è un dipartimento apposito, ci sono organi preposti, perché vengano disertate le riunioni? Il tecnico non è la parte politica, se l’assessore delega al tecnico, non gli fa un torto, vuol dire che lo rispetta.
Beh, allora se non spetta a Bisesti, perché il tecnico, ovvero Ceccato, non rispetta gli incarichi?
Non lo so, ma la linea è completamente sbagliata, si fanno scelte poco avvedute sulla pelle dei ragazzi. Ci sono zero indicazioni per gli istituti superiori, zero capacità di assumersi le responsabilità. Si vantano di avere un sistema all’avanguardia: ringrazino invece le famiglie che danno ogni anno una decina di milioni di euro aggiuntivi per le attività extrascolastiche.
Quindi che cosa bisogna fare?
Attenzione, noi non vogliamo dire che cosa deve fare la Provincia, ma vogliamo scenari chiari in funzione della variabilità del contagio. Lo chiediamo dal 20 aprile, ma devono dire che cosa vogliono fare.
E se a settembre dovesse tornare la didattica a distanza?
Quella è stata una situazone prettamente emergenziale. Ma se ci vogliono portare a questa devono prevedere altre soluzioni, bisogna pensare all’implementazione delle reti, per supportare quelle famiglie che non hanno l’hardware. E chiedo: e se i docenti dovessero dire che non vogliono più mettere a disposizione la loro strumentazione personale e chiedono pc e rete? La provincia ha previsto questa eventualità? Allora io dico: mettete qualcuno che sappia gestire le emergenze, non dei burocrati passacarte. E poi a settembre rischiamo un altro problema...
Un altro?...
Certo: siamo sicuri che sarà sufficiente l’organico? Siamo certi che verranno tutti in Trentino i docenti di altre regioni, hanno fatto questa valutazione? Il piano trilingue fu applicato in carenza di docenti, ci vollero decine di milioni di euro per metterlo in atto, qui stiamo applicando la stessa metodologia. Allora faccio un appello: che sentano tutte le componenti, basta proclami, pensiamo agli studenti. Ci dicano che cosa vogliono fare. Non possiamo lanciare i dadi e sperare che esca l’unico numero che ci può salvare.