Soccorso alpino, la Corte dei Conti tiene aperto il caso "divise"
Tornerà ad essere trattata dalla magistratura contabile, stavolta a Roma e probabilmente nella prima metà del 2021, la vicenda che vede convolti l’ex presidente del Soccorso alpino trentino Adriano Alimonta e sei componenti del direttivo per un presunto danno erariale relativo all’acquisto di 1.200 divise di rappresentanza del Soccorso Alpino.
Nei giorni scorsi, infatti, la procura regionale presso la sezione giurisdizionale della Corte dei conti con sede a Trento, ha presentato appello alle Sezioni centrali giurisdizionali di Roma (provvedimento già notificato alle parti) avverso la sentenza del 9 luglio scorso con la quale la sezione giurisdizionale per il Trentino Alto Adige aveva dichiarato il difetto di giurisdizione della Corte dei conti sulla domanda di condanna proposta dal pubblico ministero.
Una decisione per certi versi sorprendente visto che dal 2015 la Provincia assicura al Soccorso un finanziamento annuo di circa 1,5 milioni di euro, pari al 93% del suo bilancio, e che per l’acquisto delle divise ci fu pure un finanziamento straordinario della Provincia di 48.600 euro. Considerando queste risorse pubbliche entrate a far parte del patrimonio privato dell’associazione, la Corte ha accolto l’eccezione di difetto di giurisdizione della stessa in favore di quella spettante al giudice ordinario presentata dai convenuti. In buona sostanza per la Corte la formale natura privata del Soccorso alpino, non lo assoggetterebbe al controllo della magistratura contabile.
Alla soddisfazione dei legali di Alimonta e degli altri componenti del direttivo per il punto messo a segno, fa ora da contrappunto l’appello della procura, intenzionata a dimostrare in sede romana come in realtà la competenza della Corte dei conti sulla vicenda sia piena, per poi affrontare nel merito le presunte responsabilità di Adriano Alimonta e degli altri componenti del direttivo da lui presieduto per un danno erariale stimato in 148.800,96 euro, oltre rivalutazione monetaria e interessi legali. In ordine al primo punto il procuratore regionale Marcovalerio Pozzato nell’appello richiama la sentenza della stessa sezione giurisdizionale della Corte dei conti di Trento del 2018 a proposito dell’associazione Trento Rise, cogliendo analogie con la vertenza sub iudice . Nella sentenza citata, infatti, la stessa sezione giurisdizionale della Corte aveva puntualizzato «il carattere sostanzialmente pubblicistico e strumentale di Trento Rise alle finalità perseguite dalla Provincia Autonoma di Trento: il che prescinde dal suo formale inquadramento fra gli enti strumentali della Provincia». Nel «caso Alimonta», poi, la sussistenza della giurisdizione contabile sull’operato del presidente e del direttivo del Soccorso alpino di Trento secondo la procura deriverebbe necessariamente, anche in considerazione delle finalità dell’associazione e delle sue modalità operative che denotano la piena rilevanza pubblicistica della “mission” dell’associazione.
Quanto al merito della vicenda - affrontato per ora solo dalla magistratura ordinaria che non ravvisò profili di rilevanza penale nell’operato di Alimonta e del direttivo - la procura regionale della Corte dei conti nell’appello riafferma punto per punto tutte le contestazioni mosse in particolare ad Alimonta ma anche agli altri convenuti, in occasione dell’originaria chiamata in giudizio. Sotto accusa il numero dei capi acquistati (1.200, quando i soci del Soccorso sono circa 700), ma anche il fatto che Alimonta sarebbe stato in conflitto di interessi, essendo uno dei testimonial della società Tasci srl, depositaria del marchio Montura. Le divise, costate quasi 150 mila euro, erano state acquistate attingendo a fondi del Soccorso alpino e con un finanziamento straordinario della Provincia di 48.600 euro ottenuto attraverso la Protezione Civile, allora guidata dall’assessore Tiziano Mellarini.