Rsa, 800 trentini sono in attesa di andare in casa di riposo (e ancora niente visite dei parenti)
Premono i parenti degli anziani non autosufficienti per fare in modo che i loro cari possano essere accolti in Apsp perché la gestione in famiglia di certe patologie è tutt’altro che facile. Si parla di oltre 800 soggetti in attesa. Frenano coloro che in prima linea hanno vissuto l’ondata di Covid perchè sanno quanto, il ritorno del virus nelle strutture, potrebbe essere devastante. In mezzo gli amministratori delle Apsp che hanno percentuali variabili dal 20 all’50% di posti non utilizzati e dunque perdite quotidiane di migliaia di euro. Sono loro a chiedere alla Provincia procedure più snelle.
Fino a poche settimane fa l’unica struttura di transito, ossia quella dove le persone candidate ad entrare nelle Apsp vengono monitorate per 15 giorni, era Ala, con 11 posti. Semplice calcolare che le immissioni nelle Apsp erano al massimo 22 al mese. Ora i numeri sono aumentati. «Da due settimane sta funzionando Dro con 22 posti - spiega la presidente di Upipa Francesca Parolari - la Spes dovrebbe aver aperto Villa Belfonte e fra una settimana aprirà Volano dove una parte dei posti letto è riservata ai malati Covid o e un’altra parte, 30 posti, è destinata al transito. Quindi in totale, a fine mese, dovremmo avere una settantina di posti. A questi si aggiungerà Strigno, struttura che ha bisogno di qualche lavoro ma che sarà destinata a questo».
Le regole per gli ingressi però sono rigide. Tamponi prima di entrare, isolamento totale e soprattutto le Apsp che accolgono deve essere Covd free. «Certificazione che viene rilasciata dalla Task force dopo che per 28 giorni non ci sono stati ospiti o operatori positivi». In questi mesi la situazione nelle Apsp è buona. Nuovi focolai non sono stati registrati e i 4 ospiti Covid attualmente presenti a Volano arrivano per la maggior parte dall’ospedale. «Ma il problema non è solo quello degli ospiti - sottolinea Francesca Parolari - Ci sono stati operatori che dopo essere tornati negativi si sono ripositivizzati. Oppure operatori che rimangono positivi anche dopo 6-7 tamponi e questo comporta la revoca della certificazione Covid Free per la struttura o il ritardo nella certificazione».
A fronte di tanta prudenza rimangono le tante famiglie che in Trentino stanno chiedendo un posto per i loro cari e l’enorme perdita economica per le strutture. «La Provincia si è impegnata a coprirci la quota sanitaria, ma la quota giornaliera è a nostro carico e si è stimata un disavanza per il 2021 tra i 15 e i 18 milioni».
La Provincia si anche è impegnata a valutare la possibilità, per le strutture che hanno dei piani totalmente isolati o isolabili, di gestire il transito in maniera autonoma se sono garantite le condizioni di sicurezza. «Ogni Apsp ha dovuto presentare il proprio piano Covid - spiega Francesca Parolari - e la Provincia valuterà quale strutture possono gestire gli ingressi in maniera autonoma. Va detto che agiamo con la massima cautela la situazione regge, se invece riportiamo dentro il virus si blocca nuovamente l’iter dei rientri. In una fase in cui ci sono focolai ovunque dobbiamo usare massima cautelela perché alla fine ci rimettiamo tutti. Anche se avessimo solo un operatore positivo, perdono la qualifica di Covid free e per 28 giorni non entra nessuno. Non bisogna forzare troppo la situazione. Ora che i posti di transito sono aumentati saremo in grado di immettere circa 150 pazienti al mese».
Rimane la linea dura anche sul fronte della visita. «Nessuna novità su questo fronte. Le visite rimangono a distanza con le modalità che ogni struttura, in base alle indicazioni fornite dal proprio direttore sanitario».
Il problema è che le statistiche hanno rivelato come Covid 19 non perdoni quando colpisce anziani o persone debilitate. Secondo una ricerca di Fbk una persona over 70 su dieci positiva al Covid-19 è morta e ben due su dieci over 80 non ce l’hanno fatta. Addirittura, negli over 80, la probabilità di morte è stata del 30.43% prima del 16 marzo e dell’8.14% dopo tale data.