Per l'uccisione dell'orsa KJ2 Ugo Rossi non ha rimorsi: «Fu una decisione giusta»
Non ha alcun rimorso, l’ex presidente della Provincia, Ugo Rossi, lunedì al processo che lo vede imputato, insieme all’ex dirigente del Servizio foreste e fauna Maurizio Zanin, per la morte di KJ2, l’orsa abbattuta il 12 agosto 2017 sulle pendici del Cornetto.
L’ex governatore si mostra sereno. «Ho la coscienza a posto», ribadisce a margine del processo, pure parlando di una scelta «presa a malincuore».
Per due volte, come noto, il pubblico ministero Marco Gallina aveva chiesto l’archiviazione del procedimento penale, convinto che, quando gli agenti forestali intervennero per abbattere l’orsa, già responsabile di due gravi aggressioni ai danni dell’uomo, lo fecero a fronte di «un pericolo concreto, non attuale ma serio e non controllabile con azioni alternative» ed agirono dunque per uno «stato di necessità», dopo che per giorni la squadra aveva tentato invano di catturare l’animale. Una conclusione che era stata contesta dalle associazioni animaliste.
A novembre dello scorso anno, il gip Marco La Ganga, aveva infine ordinato alla procura di formulare l’imputazione coatta nei confronti dell’ex governatore e del dirigente, ritenendo che la decisione di uccidere il plantigrado sia stata presa senza valutare la possibilità di catturare l’orsa e collocarla in cattività.
Ora, dunque, sarà un giudice a stabilire se Rossi, difeso dall’avvocato Nicola Stolfi insieme al dirigente Zanin (lunedì assente), difeso dall’avvocato Roberto Bertuol, siano o meno colpevoli del reato di uccisione di animale.
Accusa che la difesa ha sempre respinto, evidenziando che, vista la pericolosità di KJ2, l’uccisione fosse l’unica via percorribile per non mettere in pericolo la sicurezza delle persone.
Nell’udienza davanti al giudice Marco Tamburrino, si sono affrontate le questioni preliminari, con la richiesta di costituzione di parte civile di dodici associazioni animaliste: Lav, Wwf, Lega nazionale difesa del cane, Animalisti italiani, Oipa, Leal, Salviamo gli orsi della luna, Lac, Enpa, Legambiente, associazione Gaia animali e ambiente e Limav. Solo due - il Wwf con l’avvocato Maurizio Piccoli e la Lav - avevano già notificato a tutte le parti la richiesta.
Pertanto, accogliendo anche la richiesta della difesa e del pm di potere esaminare la corposa documentazione, il Tribunale ha rinviato l’udienza al 12 ottobre. In quella sede il giudice deciderà se e quali saranno ammesse.
Ma sul tavolo c’è anche la richiesta presentata da una delle associazioni di sequestro degli atti relativi ad M49, ora rinchiuso al Casteller dopo la duplice fuga (forse per paragonare la gestione dei due casi).
E si può già immaginare che, su queste questioni, si giocheranno le prime schermaglie tra la difesa e gli animalisti.
L’ex presidente Rossi, come detto, al termine della prima udienza si è mostrato fiducioso: «Sono qui con lo spirito di uno che ha fatto il suo dovere. Gli atti amministrativi, come ha stabilito il Tar, erano corretti e sono stati attuati. Il paradosso è di trovarsi ora in aula, ma ho la coscienza a posto. Le regole sono state rispettate fino in fondo, la specie animale, che è quella tutelata dalla norma, è in ottima salute, perché i numeri lo dimostrano e tutti i massimi esperti al mondo dicono che la cattività di un animale di quel tipo è un atto di crudeltà assoluta».
Quanto alla decisione di uccidere KJ2 - «presa a malincuore» - Rossi ribadisce che fu legittima: «Un atto a tutela della specie. Eravamo di fronte a tutta la scala prevista dalla norma (il Pacobace ndr): il falso attacco, i tentativi di ingresso nelle abitazioni e poi gli attacchi alle persone. Procedere con la cattura, tenuto conto della zona in cui si trovava l’orsa e del periodo, sarebbe stato pericoloso per gli stessi forestali».