Tamponi, test rapidi, salivari: ecco la differenza, come si fanno e cosa fare in caso di positività

Si discute molto dell'opportunità di conteggiare nei "positivi" anche i soggetti che hanno effettuato un "test antigenico" detto anche "test rapido", oltre a coloro che hanno invece avuto una diagnosi da "tampone molecolare". Ma quali sono le differenze, di cosa stiamo parlando?

Attualmente sono disponibili i seguenti test:

Test molecolari (i cosiddetti "tamponi"), che permettono di rilevare, mediante tampone naso/oro-faringeo, la presenza di materiale genetico (RNA) del virus: è il cosiddetto “tampone”. Per analizzarli c’è bisogno di un laboratorio, e di una procedura di ricerca del genoma virale che dà il responso in circa 24/48 ore.

ATTENZIONE: Per chi viaggia, si è ammessi in aeroporto solo con un tampone negativo eseguito nelle ultime 72 ore. Tamponi precedenti alle 72 non vengono considerati validi. Non sono validi per viaggiare in aereo i test antigenici “rapidi”. Sono ammessi invece i tamponi molecolari “rapidi”.

Il tampone rapido viene somministrato con la stessa modalità del tampone nasofaringeo classico. Il test tuttavia, a differenza di quest’ultimo, non ricerca il genoma virale ma la presenza di proteine di superficie del virus, chiamate anche antigeni.

Ecco perché il tampone rapido rientra nella classe dei “test antigenici”.

Se il tampone classico necessita in media di 24-48 ore per la sua elaborazione, i risultati del tampone rapido sono molto più rapidi: in circa 15 minuti si riceve l’esito. Per questo sono stati introdotti per esempio nello screening dei passeggeri in aeroporto e da poco in alcune scuole italiane, con l’obiettivo di monitorare più rapidamente l’eventuale diffusione del virus all’interno degli istituti.

Test  molecolare salivare. Recentemente sono stati proposti sul mercato test che utilizzano la saliva come campione da analizzare. Il prelievo di saliva è più semplice e meno invasivo rispetto al tampone naso-faringeo, tuttavia questa tipologia di test richiede comunque l'analisi in un laboratorio attrezzato. Hanno anche una accuratezza inferiore al tampone.

Test antigenici rapidi, che permettono di evidenziare rapidamente (30-60 min), mediante tampone nasale, naso/oro-faringeo, oppure salivare, la presenza di componenti (antigeni) del virus.

Quindi come per i tamponi, anche per i test salivari esistono test di tipo molecolare (che rilevano cioè la presenza nel campione dell’RNA del virus) e di tipo antigenico (che rilevano nel campione le proteine virali).
il test salivare antigenico è immediato ed esattamente come nel caso del tampone rapido, può essere elaborato nel giro di una decina di minuti e va a caccia delle proteine di superficie del virus all’interno della nostra saliva. In questo caso la precisione del test è però ancora più bassa, inferiore non solo al tampone normale, ma anche al tampone rapido.

Test sierologici, che rilevano l’esposizione al virus, evidenziando la presenza di anticorpi contro il virus, ma non sono in grado di confermare o meno un’infezione in atto. I test sierologici non possono, allo stato attuale dell’evoluzione tecnologica, sostituire i test diagnostici (molecolare o antigenico), in quanto evidenziano la presenza di anticorpi contro il virus e rilevano l’avvenuta esposizione a SARS-CoV-2, ma non sono in grado di confermare o meno un’infezione in atto. I test sierologici sono quindi utili per una valutazione epidemiologica della circolazione virale, per stimare la diffusione dell’infezione in una comunità.

COSA SUCCEDE SE SONO POSITIVO

Caso COVID-19 positivo senza sintomi: può rientrare in comunità dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa della positività, al termine del quale risulti eseguito un test molecolare con risultato negativo (10 giorni + test).
Caso COVID-19 positivo con sintomi: può rientrare in comunità dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa dei sintomi (non considerando anosmia e ageusia/disgeusia che possono avere prolungata persistenza nel tempo) accompagnato da un test molecolare con riscontro negativo eseguito dopo almeno 3 giorni senza sintomi (10 giorni, di cui almeno 3 giorni senza sintomi + test).
Caso COVID-19 positivo a lungo termine: se continua a risultare positivo al test molecolare, può interrompere l’isolamento dopo 21 giorni dalla comparsa dei sintomi, in caso di assenza di sintomi da almeno una settimana (fatta eccezione per la perdita di gusto e olfatto che possono durare per diverso tempo dopo la guarigione). È tuttavia il medico a decidere sulla base delle condizioni del paziente, tenendo conto anche dello stato immunitario delle persone interessate (nei pazienti immunodepressi il periodo di contagiosità può essere più prolungato).
La fine del periodo di isolamento/quarantena potrà essere certificata, a seconda dell’organizzazione adottata dalle singole Regioni, dal Medico del Dipartimento di Prevenzione o Servizio di Igiene Pubblica (SISP) della ASL competente per territorio o dal Medico di medicina generale di libera scelta (il "medico di base).

COSA FARE FINITA LA QUARANTENA

Al termine del periodo di quarantena, se non sono comparsi sintomi, la persona può rientrare al lavoro ed il periodo di assenza risulta coperto dal certificato.

Qualora durante il periodo di quarantena la persona dovesse sviluppare sintomi, il Dipartimento di Sanità Pubblica, che si occupa della sorveglianza sanitaria, provvederà all’esecuzione del tampone per la ricerca di SARS-CoV-2. In caso di esito positivo dello stesso bisognerà attendere la guarigione clinica ed eseguire un test molecolare dopo almeno 3 giorni senza sintomi. Se il test molecolare risulterà negativo la persona potrà tornare al lavoro, altrimenti proseguirà l’isolamento.

COSA FARE SE SONO STATO IN CONTATTO CON UN CASO COVID

I contatti stretti di un caso confermato COVID-19 devono allertare il proprio medico, che avviserà o fornirà tutte le indicazioni per contattare il Dipartimento di prevenzione della ASL o ATS competente per territorio che disporrà la quarantena e la sorveglianza. Occorre in ogni caso rispettare:

- un periodo di quarantena con sorveglianza attiva di 14 giorni dall’ultima esposizione al caso confermato;
oppure

- un periodo di quarantena con sorveglianza attiva di 10 giorni dall’ultima esposizione con un test antigenico o molecolare negativo effettuato il decimo giorno.

Al termine del periodo di quarantena la persona potrà rientrare al lavoro e il periodo di assenza potrà essere coperto dal certificato medico. Al rientro la persona dovrà contattare il medico competente della sua azienda per ulteriori informazioni.


Fonte: Direzione Generale della Prevenzione sanitaria, Ministero della Salute

 

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