Evviva l'Euregio: Trento vieta a medici e infermieri di dare una mano allo screening in Alto Adige
Medici e infermieri trentini non potranno andare in Alto Adige ad aiutare i colleghi nelle operazioni di screening che partiranno venerdì e dureranno fino a domenica. In questi tre giorni, infatti, l’Alto Adige effettuerà una imponente operazione di tracciamento: test rapidi (volontari) a tappeto tra la popolazione, con l’obiettivo di coinvolgere 350 mila altoatesini. L’obiettivo dichiarato dal presidente Arno Kompatscher è quello di interrompere la catena di contagi.
Il progetto durerà appunto tre intere giornate e coinvolgerà 116 Comuni in circa 200 strutture. Ad effettuare il tampone sarà naturalmente il personale medico e infermieristico e per riuscire a svolgere tutto, naturalmente, serve personale. Ecco perché già da qualche giorno c’è l’appello della Croce Bianca altoatesina per reclutare medici e infermieri:
«Dobbiamo unire le nostre forze per affrontare la crisi: ci rivolgiamo a tutti i medici e a tutti gli infermieri in Italia e all’estero che non hanno un contratto di lavoro con l’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige. Se è in qualche modo possibile, vi preghiamo di partecipare a questa campagna e di mettervi in contatto con noi».
Insomma, venite a lavorare, anche solo per qualche ora, per aiutarci a fermare il contagio. Per dare la disponibilità c’è un apposito e comodo form online da compilare, scegliendo quando e dove lavorare. Tra chi non ha un contratto di lavoro con l’Azienda sanitaria altoatesina ci sono ovviamente anche medici e infermieri trentini. Che quindi, in nome della solidarietà, in nome (perché no) di arrotondare lo stipendio e in nome della collaborazione all’interno dell’Euregio, potrebbero dare la propria disponibilità.
Peccato che tutto questo non sia possibile, perché non esiste un’apposita convenzione tra enti. Insomma le due aziende sanitarie o i due governi provinciali non si sono accordati e quindi niente da fare.
Negli ultimi giorni tanti professionisti trentini avevano chiesto di andare a dare una mano ai colleghi, lavorando per alcune ore ovviamente fuori orario di servizio, in una sorta di prestazione occasionale. Ma dall’Apss è arrivato il divieto: niente autorizzazione, nessuno può recarsi a Bolzano a effettuare tamponi.
Una risposta che stona e delude per tre motivi. Banalmente e concretamente quello economico: la retribuzione è stata fissata in 65 euro lordi all’ora con detrazione dell’imposta a monte. Tradotto, sentendo la Croce Bianca, si parla di 52 euro netti all’ora. Considerando che gli infermieri trentini (e italiani) sono i meno pagati d’Europa e che in Trentino moltissimi non hanno ricevuto il “bonus Covid”, un arrotondamento dello stipendio non sarebbe certamente dispiaciuto.
Poi c’è la questione solidale, sempre molto sentita da chi lavora in sanità: non poter andare a dare una mano a colleghi in difficoltà per una questione di cavilli contrattuali non è mai bello. Infine, ma non meno importante, la questione politica. Il presidente Maurizio Fugatti nei giorni scorsi ha ribadito più volte, con legittimo orgoglio, il patto di collaborazione e solidarietà siglato all’interno dell’Euregio: “In questo periodo di emergenza abbiamo deciso con Alto Adige e Tirolo di darci un aiuto reciproco: se i nostri vicini dovessero avere bisogno, ad esempio, di posti in Terapia intensiva noi possiamo fornirglieli, visto che ad oggi abbiamo disponibilità. Viceversa se al Trentino dovesse servire in futuro una mano tesa, sapremmo che la troveremmo nei colleghi altoatesini e tirolesi”. Ecco, venerdì, sabato e domenica questo patto di collaborazione avrebbe potuto avere un primo risvolto concreto. Invece niente da fare: medici e infermieri dell’Apss devono stare a casa, l’autorizzazione non c’è. Peccato.
Durante la conferenza stampa di questa sera, mercoledì, il presidente trentino Maurizio Fugatti ha riferito che dall'Alto Adige non è ancora arrivata una precisa richiesta di supporto da parte di personale medico: «Per verificarlo oggi ho anche sentito personalmente il presidente Arno Kompatscher», ha detto il numero uno di piazza Dante.
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Foto di repertorio