Il virus? "Sempre mutante, ma arriveremo ad avere un vaccino jolly"
Banale come un raffreddore, annuale come l’influenza, controllabile come il morbillo: mentre gli esperti provano a immaginare quale sarà il futuro della pandemia Covid-19 nei prossimi anni, ci si prepara a rimodulare i vaccini per affrontare le varianti del virus che inevitabilmente aumenteranno nei prossimi mesi, e allo stesso tempo si lavora a un super vaccino polivalente che ci possa difendere da nuove possibili pandemie nel prossimo decennio.
«Ad oggi sappiamo ancora poco dell’evoluzione dei coronavirus», spiega l’immunologo Sergio Abrignani dell’Università Statale di Milano. «Quelli che abbiamo identificato nel secolo scorso, li abbiamo conosciuti quando erano già divenuti virus minori, non sappiamo cosa sia successo la prima volta che hanno fatto il salto di specie verso l’uomo: uno di questi potrebbe aver causato l’ondata di influenza siberiana che causò molte vittime a fine Ottocento, ma non abbiamo prove. Anche il virus del morbillo potrebbe aver causato un disastro all’inizio, quando ci è stato trasmesso dai bovini circa 2.000 anni fa».
Visti i precedenti, «anche il virus SarsCoV2 probabilmente scenderà a patti col nostro sistema immunitario, ma non sappiamo quando».
Secondo uno studio pubblicato su Science dalla Emory University e della Penn State University, la Covid-19 potrà diventare una fastidiosa malattia infettiva della prima infanzia. «Più che un raffreddore, penso che assomiglierà al morbillo, cioè causerà un numero molto limitato di complicanze gravi e non imporrà più la necessità di lockdown e restrizioni», afferma Abrignani. Questo scenario potrà concretizzarsi quando avremo raggiunto «un’immunità diffusa e per questo è importante che la vaccinazione venga fatta il più presto possibile», aggiunge l’esperto.
Con il numero di contagi in salita nel mondo, anche il numero di nuove varianti del virus è destinato a crescere. «Per eradicarlo dovremmo vaccinare velocemente tutta la popolazione mondiale, cosa impossibile soprattutto nei Paesi del Sud del mondo», rileva Abrignani.
«Il virus dunque continuerà a circolare: più tempo ha, più ospiti infetta e più mutanti genera. È già scritto che prima o poi comparirà una forma in grado di sfuggire ai vaccini, ma questo non deve preoccupare troppo. Abbiamo visto che siamo in grado di prepararne di nuovi nel giro di pochi mesi, perché la sperimentazione non dovrà ripartire da capo». È possibile che in futuro «faremo ogni anno il vaccino anti-Covid come oggi facciamo quello antinfluenzale, modificato in base al ceppo predominante della stagione».
Questo scenario, però, non deve farci abbassare la guardia, «perché nel prossimo decennio un nuovo coronavirus potrebbe fare il salto di specie dagli animali all’uomo: è già successo tre volte negli ultimi 20 anni», sottolinea l’esperto. «Per questo è fondamentale prepararsi per tempo con un vaccino capace di proteggerci contro diversi tipi di coronavirus», come quello appena pubblicato su Science dai ricercatori del California Institute of Technology. Ottenere un vaccino jolly «è un obiettivo che inseguiamo da anni anche per i virus influenzali - ricorda l’immunologo - ma questa volta abbiamo a disposizione una quantità di investimenti senza precedenti. Abbiamo visto tutti cosa significa bloccare interi Paesi e la loro economia per una pandemia: è un rischio che non possiamo più correre».