Le caprette di Agitu "disperse"? Il sindaco Franco Ianeselli spiega come stanno le cose: "è solo temporaneo"
La notizia che la giovane pastora Beatrice Zott è stata costretta ad affidare le capre di Agitu ad altri allevatori, ha provocato l’amaro in bocca per tanti. La bella favola della ragazza che si prende cura degli animali era un finale a lieto fine. Ma le contigenze l’hanno costretta a passare la mano.
Contro i molti che - anche con cattiveria - la stanno attaccando su facebook, ed per i moltissimi che hanno appreso la notizia con scoramento, è intervenuto il sindaco di Trento, Franco Ianeselli, che in un lungo messaggio mette ordine negli avvenimenti:
«Come molti di voi forse già sapranno, le capre di Agitu da ieri non condividono più la stessa stalla in Valle dei Mocheni. Al diffondersi della notizia dello smembramento del gregge, sono state molte le persone che hanno chiesto conto sia del trasferimento delle capre, sia della destinazione degli oltre 100 mila euro raccolti con le donazioni. Credo sia opportuno fare un po’ di chiarezza, per rispetto di chi ha donato e anche per non aggiungere nuove amarezze alla già grande tristezza per una perdita tragica e incolmabile.
In queste settimane le 82 capre lasciate da Agitu sono state alloggiate all’interno di una stalla (non di proprietà della pastora) e gestite dalla Federazione Allevatori trentini, che ha affidato un incarico retribuito a Beatrice Zott per la cura quotidiana degli animali.
Con il passare dei giorni si sono presentati due grandi problemi. Il primo: oltre il 60 per cento delle capre sono gravide. Questo significa che a breve il gregge supererà le cento unità e la stalla sarà troppo piccola, con il rischio che le mamme calpestino i piccoli, cosa naturalmente che va evitata.
Il secondo problema è rappresentato dal blocco dell’acqua, gelata a causa dell’abbassarsi delle temperature. In questa situazione di emergenza, è stato necessario trovare in fretta una soluzione immediatamente percorribile per il bene delle capre. I veterinari dell’Azienda sanitaria e la stessa Federazione allevatori hanno consigliato di affidare il gregge a professionisti del settore, attenti al benessere animale e capaci di prendersi cura dei capretti appena nati.
È stata chiesta la disponibilità prima agli allevatori della Valle dei Mocheni, poi la ricerca è stata estesa a tutto il Trentino.
È così che, d’intesa con la famiglia di Agitu, le capre sono state affidate TEMPORANEAMENTE, per un periodo di SEI MESI, ad allevatori della stessa Valle dei Mocheni, di Lavarone, Vallarsa e Brentonico. Si tratta di professionisti, la cui affidabilità è garantita dai veterinari dell’Azienda sanitaria e della stessa Federazione, che vanno ringraziati per la sensibilità con cui hanno risposto all’appello ad accogliere gli animali.
Con il gregge al sicuro, in questi mesi potranno essere chiarite tutte le questioni legate all’eredità e alla situazione economica dell’azienda di Agitu e si potrà decidere come procedere.
Ultimo aspetto: gli oltre 100 mila euro donati non sono ancora stati toccati per il motivo che ad oggi sono indisponibili, visto che la raccolta fondi è ancora aperta. A breve, dopo la sua formalizzazione, si riunirà il comitato – costituito dal presidente del Consiglio comunale Paolo Piccoli, dall’amica di Agitu Elisabetta Nardelli e da un familiare – che avrà non solo il compito di decidere per quali progetti impiegare la cifra, ma anche il dovere di rendicontare fino all’ultimo euro.
Capiamo la delusione di chi avrebbe voluto tenere insieme, in Valle dei Mocheni, le capre di Agitu. Ma la soluzione temporanea che è stata trovata mira proprio a tutelare gli animali, che potranno essere riuniti in futuro, e a prendere tempo, in attesa che la situazione sia definita e si possa avviare un progetto realistico capace di tener viva la memoria di Agitu e di farsi interprete del suo amore per gli animali e per il territorio».