Il caso

L’amarezza del genitore di un ragazzino: “Bulli sugli autobus, basta tolleranza”

La sua denuncia: “Un gruppo di persone a bordo infastidisce i passeggeri, risponde con parole pesanti all'autista: una storia che si ripete se non quotidianamente, una volta la settimana”. E ancora: “Da adulto non posso e non voglio far credere ad un ragazzo che le cose devono per forza essere così e che non si può fare nulla: non dobbiamo subire impotenti”

BRENTONICO. Un viaggio in corriera da incubo quello che viene raccontato da un lettore che si identifica come "adulto, genitore, lavoratore e cittadino di Brentonico" che con le sue parole vuole lanciare un appello affinché ognuno faccia la sua parte (anche denunciando episodi simili alle forze dell'ordine) per dare un esempio ai più giovani e perché «tutti abbiamo il diritto di vivere sereni nel luogo che abbiamo deciso di abitare».

Il racconto parte da un dato di cronaca. “Ultima corsa autobus in direzione Brentonico. È sabato 12 aprile, verso le 18. Un gruppo di persone a bordo, già in evidente stato di alterazione a causa di alcol e fumo, continua a bere e a fumare. Infastidiscono gli altri passeggeri, rispondono con parole pesanti all'autista che chiede i 10 centesimi che mancano per coprire il costo del biglietto. Ci sono sia adulti che ragazzi in questo gruppo, probabilmente anche minori”.

E quello che viene raccontato dal lettore non è un fatto isolato, un episodio che tocca una comunità come quella di Brentonico dove il fenomeno "baby gang" è purtroppo conosciuto anche a causa di una serie di episodi che sono diventati anche articoli sui giornali.

“È una storia - prosegue il racconto - che si ripete se non quotidianamente, almeno una volta alla settimana. Io non sono a bordo, l'episodio mi viene raccontato con tanta rabbia e sfiducia da un ragazzo che mi dice che è stanco, che non è possibile che succedano queste cose e che tanto non si può fare nulla, perché tutti sanno e nessuno fa niente. A questo punto io, da adulto, genitore, lavoratore e cittadino di Brentonico, non posso e non voglio far credere ad un ragazzo che le cose devono per forza essere così e che non si può fare nulla. A bordo di quel bus potrebbe esserci chiunque, anche delle persone fragili non in grado di difendersi”.

”Anche lo stesso conducente non ha sicuramente gli strumenti per farlo. Ma non posso far passare il messaggio che dobbiamo subire impotenti il comportamento di persone che non hanno la capacità di rapportarsi in maniera civile con chi incontrano. Ognuno di noi ha il dovere di fare il meglio per rendere migliore il mondo in cui vive. Nel mio piccolo lo faccio lavorando, pagando le tasse, contribuendo al costo del servizio pubblico di cui beneficiano anche queste persone, chiedendo aiuto se c'è qualcosa che non va nella nostra società. Non posso sentire la sfiducia dei nostri ragazzi che sostengono che le forze dell'ordine non possono fare niente: le leggi ci sono e io voglio credere nella giustizia”.

Andrò dalle forze dell'ordine ogni volta che verrò a sapere che accade qualcosa. E chiedo a Trentino Trasporti che i loro autisti siano autorizzati a comportarsi in un certo modo: ossia, se fosse possibile, a interrompere la corsa e attendere l'intervento del 112 in caso di episodi come quello raccontato. Da qualche parte bisogna pur cominciare. Credo che sarebbe un metodo efficace per far capire a tutti che se qualcuno non rispetta le regole, tutti viviamo peggio. Io non ho parlato di italiani o immigrati: qui non si tratta di nazionalità, ma di inciviltà. Non lasciamo che i nostri ragazzi crescano senza speranza”.

E quindi un appello finale: «in caso di necessità, chiamare il 112, solo così si può intervenire in modo efficace. Facciamolo tutti, senza paura»