La polemica sui test positivi non conteggiati. Anche i sindacati contro la giunta: «Gravissima assenza di trasparenza e rischio di collasso ospedaliero»
Durissima nota unitaria dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil del Trentino contro la Provincia sull'emergenza sanitaria e sulla polemica riguardante il conteggio mancante di numerosi test positivi: «Siamo di fronte ad una gravissima assenza di trasparenza. Non rendendo noti i dati sulla dimensione reale del contagio la giunta provinciale ha rischiato di portare al collasso le strutture sanitarie impegnate a combattere in prima linea contro l’epidemia».
«La giunta - proseguono i sindacati - non ha tutelato in modo adeguato e con ogni sforzo possibile, come era suo dovere, la salute dei cittadini, anche i malati non covid. La giunta conosceva la reale gravità della situazione e nonostante le richieste continue degli Ordini di medici e infermieri, del consiglio provinciale, dei sindacati, di esperti e dell’opinione pubblica, ha scelto di non dire. Una decisione che ha indebolito la credibilità delle istituzioni agli occhi dei cittadini e ha reso meno efficaci e adeguate alla situazione reale le misure di contrasto alla diffusione del coronavirus».
Il nodo sono i test antigenici rapidi che fino a poche settimane fa non erano considerati dal ministero per la classificazione della fascie di rischio pandemico. In Trentino fin da ottobre le persone positive al tampone rapido vengono considerate a tutti gli effetti come un caso covid, senza procedere all'immediato tampone molecolare di conferma (prassi invece seguita da altre Regioni). Eseguendo quest'ultimo dopo almeno dieci giorni di isolamento - questa l'accusa di chi critica la giunta - molti soggetti risultavano già negativizzati e quindi non rientravano mai nelle statistiche nazionali e nel computo utilizzato a Roma per la elaborazione degli indicatori del rischio territoriale.
Fugatti replica che la Provincia ha sempre rispettato tutte le indicazioni ministeriali e dell'Iss.