Morì precipitando dalla tettoria di "Villa Regina" di Arco: i familiari chiedono la riapertura dell'inchiesta
La famiglia di Fiorella Bacci, fisioterapista bresciana di 48 anni della casa di cura «Villa Regina» di Arco, in Trentino, morta nel luglio del 2018 dopo esser precipitata da una tettoia della struttura, chiede che la Procura di Rovereto riapra il caso, archiviato dopo pochi giorni come suicidio. Gli anziani genitori della donna, assistiti dall’avvocato Marco Molinari, chiedono ulteriori approfondimenti, inclusa, se necessario, l’autopsia.
Come è stato spiegato ieri ai microfoni di «Chi l’ha visto», nel pomeriggio del 12 luglio si era svolta un’importante riunione tra Bacci e i referenti della struttura riguardo un progetto di ampliamento. Pochi minuti dopo la conclusione dell’incontro, che aveva avuto esito positivo, la professionista avrebbe rimesso a posto la palestra dove svolgeva la sua attività e, da una finestra della stanza, si sarebbe portata su una tettoia antistante per poi buttarsi.
«Un’azione inspiegabile: Fiorella è caduta da un’altezza di pochissimi metri, finendo su un terrazzino sottostante. Strana dinamica per un suicidio», spiega all’Ansa l’avvocato Molinari.
«Anche la posizione del corpo non ci convince: la testa era rivolta verso la parete e non verso l’esterno. Ci sono delle discrepanze sulle quali vorremmo chiarezza, almeno partendo dal considerarlo un incidente sul lavoro».
La fisioterapista era stata subito portata all’ospedale Santa Chiara di Trento in condizioni disperate, ed era deceduta, dopo 3 giorni di coma, il 15 luglio.