Strategie dei tamponi: l'Alto Adige vola, il Trentino frena
Trentino ancora giallo, mentre l’Alto Adige va in arancione, ma con regole autonome. Da una parte il presidente Maurizio Fugatti che inizia a pensare a riaperture, che punta a essere il primo in Italia a “regalare” la zona bianca ai suoi cittadini (ma, sperando che accada, bisognerà comunque attendere almeno fino al 26 febbraio), dall’altra il presidente Arno Kompatscher che aumenta le restrizioni e adotta una strategia fortemente orientata ai test a tappeto.
I numeri - come sempre la forma più oggettiva per valutare la situazione - raccontano perfettamente un atteggiamento diametralmente opposto tra le due province. Per usare una metafora sportiva, il Trentino è attendista, si schiera compatto e lascia la palla all’avversario, mentre l’Alto Adige si butta all’attacco, verticalizzando subito al minimo accenno di pressing.
Il primo dato che dimostra tutto questo riguarda il totale di tamponi eseguiti: negli ultimi sei giorni in Trentino sono stati 17.342, con una media di 2.890 al giorno sommando molecolari e antigenici. In Alto Adige ben più del doppio, ovvero 40.585, con una media quotidiana di 6.764. Nella nostra provincia, inoltre, la media è in costante calo: 2.892 molecolari al giorno di media a novembre, 2.406 a dicembre e 1.955 a gennaio. Stesso discorso per i rapidi: 1.413 al giorno a dicembre, 1.153 a gennaio. Insomma, c’è chi i positivi va a cercarli e chi attende che arrivino? Un altro numero potrebbe essere la risposta - affermativa - alla domanda: le “nuove persone testate” con il molecolare in Trentino sono state esattamente 1.700 in sei giorni (circa 280 nuovi al giorno), mentre in Alto Adige più del doppio, ovvero 3.732, 622 al giorno. Una differenza che rende evidente quanto i molecolari nella nostra provincia siano usati soprattutto, praticamente solo per operazioni di screening, ovvero test a cadenza fissa su determinate categorie di persone (medici, infermieri, personale Rsa, sportivi). Complessivamente, quindi, l’Alto Adige fa il 43% in più di tamponi rispetto al Trentino, con una netta prevalenza di antigenici rapidi - più del quadruplo - ma anche con un 20 per cento in più molecolari. Così facendo cresce anche il numero di persone positive, che in Alto Adige in sei giorni sono state il 34% in più rispetto al Trentino, con un totale di 2.833 a 962. In provincia di Bolzano sono stati individuati 1.269 casi col molecolare e 1.564 con il rapido, mentre in quella di Trentino 295 col molecolare e 667 con il rapido. Anche il tasso di positività cambia parecchio: se quello globale è in realtà piuttosto simile (ovviamente in “vantaggio” l’Alto Adige con il 6,9% contro il 5,5%), a essere interessante è il confronto tra quelli con i due diversi tipi di test. Il Trentino ha una percentuale molto più alta di risultati positivi con i rapidi (10,7%), mentre quella con i molecolari è quasi insignificante (2,6%). Ma la differenza è spiegata dalla strategia: i rapidi li facciamo quasi esclusivamente a chi ha sintomi, mentre i molecolari ormai li usiamo quasi solamente per controllo. In Alto Adige la percentuale è invertita: 9,7% di positività ai molecolari, 5,7 ai rapidi.
Come detto all’inizio, si tratta semplicemente di considerazioni basate sui numeri: somme e poi divisioni di dati ufficiali. Che però raccontano molto sull’atteggiamento nei confronti della pandemia.
La replica dell'Azienda Sanitaria: Nella conferenza stampa di ieri, nella quale Fugatti ha definito i giornalisti che sollevano dubbi e domande "gufi e sfasciacarrozze", è arrivata la replica a questo nostro articolo.
Il dottor Pierpaolo benetollo, dirigente generale dell'Apss, ha ricordato che "Il Trentino da sempre fa il tampone antigenico rapido sui sintomatici. Non usa questo test come screening di massa, come altri territori. Ciò spiega anche perché i tamponi antigenici in Trentino diano in genere percentuali di positività elevati. I molecolari vengono invece usati come screening sugli asintomatici, nei contesti più a rischio, come ospedali, case di riposo e così via. Presto verranno introdotti anche i test salivari, meno invasivi e più facili da gestire".