Come mai il Csm chiede il trasferimento del Presidente del Tribunale Avolio
Nell’istruttoria, i rapporti amichevoli con alcuni indagati: dal caso dei vigneti siciliani di Mezzacorona all’inchiesta sulla ‘ndrangheta nel mondo del porfido, e una cena «inopportuna»
TRENTO. «Il rapporto fiduciario tra il dottor Avolio e l'ambiente sociale del distretto di Trento risulta marcatamente compromesso in maniera non rimediabile». A questa conclusione è giunta la Prima commissione del Csm, che ha proposto il trasferimento d'ufficio del presidente del Tribunale di Trento Guglielmo Avolio per «incompatibilità con l'ufficio di attuale assegnazione e con ogni funzione giudiziaria nel distretto di Corte d'appello di Trento».
Il documento, che contiene l'istruttoria relativa alle due vicende oggetto del procedimento - la frequentazione con l'imprenditore Giulio Carini, indagato nell'ambito dell'inchiesta Perfido e il caso dei vigneti sequestrati in Sicilia della cantina di Mezzacorona - sarà sottoposto il 23 marzo al plenum del Consiglio superiore della magistratura, a cui spetta l'ultima parola.
La Prima commissione ha invece proposto l'archiviazione per altri due magistrati in servizio a Trento (uno di loro ha già chiesto il trasferimento). Avolio, giudice stimato e con una lunga carriera alle spalle - ben 42 anni - dal 2015 guida il palazzo di giustizia ed ha seguito alcuni dei casi che hanno segnato la storia del nostro Paese: giudice aggiunto al processo per la strage di Bologna e giudice effettivo al primo processo per i fatti della Uno Bianca.
A portare il suo nome sotto i riflettori del Csm sono state due distinte segnalazioni giunte dal procuratore generale presso la Corte d'appello, contenenti una relazione del procuratore in cui si dava conto di quanto emerso da alcune intercettazioni. Fatti, va detto, per i quali non sono stati ravvisati profili penali, tanto che la procura di Treviso ha chiesto l'archiviazione del procedimento e il gip ad inizio anno l'ha accolta.
Ma il profilo esaminato, in questo caso, riguarda la possibile incompatibilità ambientale.Il riesame su Mezzacorona.Il 6 marzo 2020 il gip di Trento aveva posto sotto sequestro preventivo terreni ed edifici in Sicilia appartenenti a due società facenti capo al Gruppo vinicolo Mezzacorona, ipotizzando il reato di riciclaggio con l'aggravante di aver agevolato l'organizzazione mafiosa Cosa Nostra. Accusa respinta con forza dai vertici, che hanno impugnato il provvedimento davanti al Tribunale del riesame.
A presiederlo avrebbe dovuto essere Avolio. Il giudice, visto il rapporto di «buona conoscenza» con il presidente Luca Rigotti, uno degli indagati, aveva deciso di astenersi dalla trattazione e aveva concordato verbalmente con un collega la sua sostituzione.
Ma qui vengono rilevate delle "anomalie": la prima è la mancata presentazione di una dichiarazione di astensione formale. Ma nel mirino finisce anche «l'anomala composizione del collegio», che non avrebbe rispettato il tabellare, con la presenza di un giudice diverso.
Sul tavolo ci sono poi delle intercettazioni, nelle quali due distinti soggetti avrebbero lasciato intendere a Rigotti che la "regia" del collegio era stata curata da Avolio (che però bolla queste parole come "millanterie) e un rinvio dell'udienza che il presidente avrebbe concesso senza interpellare il collegio. Tra le circostanze citate nella relazione c'è anche un messaggio inviato su un gruppo Whatsapp a cui apparteneva lo stesso Rigotti, in cui Avolio dava conto dell'esito del Riesame, che aveva annullato il sequestro.
Condotte ritenute «opache e\o inopportune», che avrebbero determinato «un significativo ed obiettivo appannamento dell'imparzialità e dell'indipendenza del medesimo magistrato nel territorio dell'intero distretto di Trento».
L'inchiesta "Perfido" sulla 'ndrangheta. La seconda vicenda riguarda i rapporti del giudice con l'imprenditore Carini, indagato nell'ambito dell'operazione «Perfido», relativa alla presenza di una presunta locale di 'ndrangheta in Trentino. Rapporti definiti «diretti e confidenziali», con la partecipazione ad incontri conviviali, come l'ormai famosa cena in cui venne cucinata la capra. «Tale circostanza - si legge - costituisce un fatto volontario, incolpevole sul piano giuridico e che può però obiettivamente determinare un appannamento dell'immagine di imparzialità e indipendenza» del giudice. Tanto più, viene ricordato, che il Tribunale di Trento dovrà valutare entrambe queste vicende di notevole rilievo e che eventuali decisioni rischiano di essere «percepite come influenzate dai rapporti sociali disinvolti, inopportuni e opachi, o comunque obiettivamente infelici, che lo stesso ha intrecciato».