«La didattica a distanza ormai provoca solo danni: anche nell'emergenza è meglio andare a scuola»
Il medico Giuseppe Demattè invita a scelte coraggiose: fra i banchi generalmente non ci si contagia, davanti al display invece nascono molti disagi
MANIFESTAZIONE «Riapriamo tutte le scuole». Sabato 27 marzo in centinaia alle Albere
TRENTO - La didattica a distanza tra i 6 ed i 14 anni d'età può fare molti più danni ai ragazzi di quanti non ne crei la scuola in presenza con il rischio del contagio da Covid-19. Parola di pediatra. Giuseppe Demattè è conosciuto in questo ruolo da centinaia di famiglie a Trento, ma non solo.
Nell'ultimo anno ha visto il suo lavoro essere stravolto dall'emergenza sanitaria: sono cambiati i bisogni e stanno cambiando i bambini ed i ragazzi di cui si prende cura.
Ma le conseguenze di quel che sta accadendo sono difficili da prevedere.
«Sicuramente sono diminuite molto le malattie infettive grazie a mascherine e buone abitudini, come quelle di lavarsi spesso le mani; non è cambiata la casistica rispetto al Covid per i bambini che è rimasta legata ai cluster familiari, ma sono esplose problematiche più preoccupanti».
Dottore, è peggiorata la situazione Covid tra i bambini?
Cluster scolastici non ce ne sono, sono tutti familiari. Certo, il bambino contagiato in famiglia può portare il virus al compagnetto, ma generalmente non ci si contagia a scuola. Bambini e ragazzi fino alle medie sono molto bravi a rispettare le regole, tra l'altro e tendenzialmente non usano mezzi di trasporto. Diversamente dai ragazzi più grandi...
Dunque il rischio contagio nella scuola di primo grado di certo non è elevato...
In questa fascia d'età chiudere la scuola non porterà aiuti per l'epidemia ma porterà grossi danni ai ragazzi. Magari non li coglieremo subito, ma verranno a galla.
Lei che cosa ha notato da questo punto di vista?
Innanzitutto da medico guardo l'aspetto fisico: stiamo introducendo precocemente dei bambini all'uso dei dispositivi, mentre io mi auguro che a sei anni non siano già a contatto con questi strumenti. Questo è negativo, perché sappiamo a cosa portano a lungo andare. Stare a lungo davanti ad un monitor di fatto porta ad ingrassare, banalizzando il concetto. Non solo perché i bambini fanno meno movimento ma perché inducono una scarica di cortisolo, l'ormone dello stress.
Un eccesso di questo porta a più stanchezza, abbassa le difese, aumenta il rischio di obesità. Anche dal punto vista ambientale è deleterio: stare al chiuso, avere la vista confinata dentro una stanza e non a 360 grandi che permette all'occhio di mantenere una sua ginnastica.
E poi ci sono gli aspetti che riguardano la psiche...
La psiche e le relazioni. Io vedo dei bambini che tendono alla depressione in questa situazione. Se poi caliamo il tutto in contesto familiare che, per diversi aspetti, è sotto stress possiamo immaginare le conseguenze. Che sia per il lavoro da casa o per la sofferenza lavorativa, la situazione diventa molto pesante.
Il lavoro per lei è cambiato molto, rispetto alla cura delle più tradizionali patologie che colpivano i bambini.
Mi sono chiesto: cos'è che prescrivo maggiormente in questo periodo? Integratori per aiutarli a riposare e a rilassarsi, dalla melatonina al magnesio. Abbiamo dei bambini stressati. E non sappiamo cosa vuol dire mettere così a lungo un bambino in queste condizioni. É molto triste tutto questo.
Quali sono i segnali che arrivano dai piccoli?
Tanti genitori si sforzano di uscire, quasi in modo furtivo perché sembra di essere degli untori, quando gli untori sono ben altri. Ma i bambini di fronte a questa situazione manifestano dei disagi: possono essere legati all'alimentazione, al sonno, a forme di tic o dolori alla pancia piuttosto che al piede.
La depressione il bambino la somatizza e poi cerca di farla notare in altra forma. É sempre una richiesta d'aiuto. Fino ad arrivare a forme gravi di ricoveri per autolesionismo. Forme di aggressività magari nei confronti dei genitori. Credo sia meglio sospendere la scuola piuttosto che ricorrere alla Dad: due mesi di scuola nei più piccoli non sono determinanti. In un momento di tristezza bisogna fare in modo che almeno loro facciano qualcosa di bello.
Insomma i danni della Dad sono più grandi del motivo per cui è stata introdotta?
Sì. Se parliamo di una situazione d'emergenza, breve, ci può stare. Ma è un anno che questi bambini sono in questa situazione. Un anno nella vita degli adulti ha un significato, ma un anno per loro è come cinque anni dei nostri. La mente dei ragazzi è plastica ed ha bisogno di confrontarsi con gli altri. Anche perché già viviamo in un epoca in cui le relazioni sono difficili.