Tragedia di Pilcante: carabiniere indagato, ha sparato alle gambe ma il colpo ha ucciso Tenni per emorragia
Chi era la vittima: un uomo grande e grosso, alto due metri. Per lui anni di malattia mentale, ossessionato dai complotti e convinto che gli alieni lo avessero rapito per mettergli un microchip nel cervello
PILCANTE. La magistratura di Rovereto è al lavoro per far luce sulla morte di Matteo Tenni, l’uomo di Pilcante ucciso l’altroieri da un colpo di pistola sparato da un carabiniere.
Il magistrato incaricato del caso ha già ordinato alla Scientifica una dettagliata relazione, e probabilmente per meglio capire la dinamica dei fatti, si dovrà ricorrere ad una «simulazione» sul luogo stesso. Intanto (è un atto dovuto), il carabiniere che ha esploso il colpo d’arma da fuoco è indagato. Per lui la procura della Repubblica ha aperto un fascicolo per omicidio preterintenzionale.
Quello che sappiamo di certo: la tragedia è avvenuta a Pilcante di Ala, davanti all'abitazione della vittima: l'uomo, dopo aver saltato un posto di blocco con la propria auto, è stato raggiunto dai militari a casa sua, ma alla vista dei carabinieri è uscito con un'accetta ed ha aggredito l’auto dei carabinieri e i due militari. Di fronte al pericolo, uno dei due militari ha fatto fuoco, uccidendolo sul colpo. Ieri sono iniziate le indagini: a sparare è stato un carabiniere esperto, di 54 anni, che prima di utilizzare la pistola è stato ferito a una mano.
Il militare ha sparato mirando alle gambe, allo scopo di fermare Tenni. Purtroppo il colpo ha reciso l’arteria femorale, portando alla morte dell’uomo per dissanguamento in pochi istanti.
Chi era la vittima? Matteo Tenni, classe 1977. Figlio unico. I due genitori sono già un po' in là con gli anni, quando arriva inaspettato in casa il dono del primogenito. È una infanzia come tante, quella che comunque vive Matteo. Le scuole elementari e poi le scuole medie, inserito nelle dinamiche dei coscritti di Ala, che frequenta. Qualche tentativo sportivo nella sua giovinezza: entra nella squadra locale di pallavolo giovanile. Del resto ha un fisico adatto: alto (da adulto raggiungerà quasi i due metri) e slanciato. Poi scopre anche la passione per la musica.
Da adolescente frequenta le discoteche, che all'epoca tra Rovereto e Vallagarina erano numerose. Si scopre un po' dj, prova a produrre qualcosa di suo. House ed elettronica, pop. Ha amici, fa serate. Si diverte come un normale ragazzo. Poi, la malattia mentale. Che dopo i vent'anni è ormai conclamata. Ma lui non la cura.
A detta di tutti quanti hanno vissuto vicino alla famiglia, anche nella stessa piccola comunità della frazione di Pilcante di Ala. Matteo rifiuta di essere seguito da uno psichiatra, e soprattutto rifiuta ogni farmaco.
Da qual momento in poi, la sua vita si rivolge per lo più all'interno della grande casa di famiglia che si affaccia sulla provinciale 90 della Destra Adige. A poco a poco perde tutti i contatti con l'esterno. Nessuno tra i vicini sa di un suo lavoro o comunque di qualche attività. Matteo Tenni si isola sempre più. La faccia sorridente diventa sempre più seria, il fisico slanciato si appesantisce. La gente inizia ad evitarlo.
E lui davanti ad un pc, spesso di notte, intrattiene le uniche relazioni che gli interessano. Quelle via web, via social. Con gli altri convinti sostenitori delle teoria del complotto, anche le più strambe, anche le più inverosimili. Spulciare nella produzione di Testi degli ultimi anni è discendere nei meandri del complottismo più delirante.
Due i capisaldi delle convinzioni di Tenni che tra un post e l'altro sembrano emergere chiari: la ferma convinzione di essere stato prelevato e testato dagli alieni che gli avrebbero innestato un microchip nel cervello, e che i governi mondiali e le loro emanazioni (come le forze dell'ordine) sono in combutta con i "padroni alieni", che arriverebbero addirittura a infiltrare le agenzie di sicurezza. È alla luce di questo costrutto mentale delirante che si può provare ad immaginare che reazioni può aver causato in questo uomo da oltre vent'anni perso nel delirio l'inseguimento da parte dei Carabinieri ed il loro avvicinarsi a casa. Una reazione violenta. Finita in tragedia.