Due figlie unite per far riaprire le Rsa: già raccolte quasi 500 firme online
La richiesta: in tutte le strutture residenziali per anziani sia applicato il protocollo sperimentale che ha già dimostrato i bassi rischio di contagio per gli anziani e i grandi benefici derivanti dalle visite in presenza
APERTE Case di riposo chiuse, ma non tutte: la sperimentazione continua in quattro realtà trentine
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TRENTO. Ci sono dolori che solo che li ha provati può capire. Ingiustizie e contraddizioni che solo chi subisce può avere la forza e la volontà di combattere. Martina Turri e Alessandra Carli sono due ragazze nella stessa situazione: entrambe hanno due mamme poco più che sessantenni affette da una grave forma di Alzheimer e che per questo sono ospiti nella Apsp di Pinzolo.
Da più di un anno, a causa delle limitazioni legate al Covid, queste due figlie come tutti i familiari vengono tenute fuori dalla struttura.
Quei dieci minuti concessi al di là di un vetro non vengono ritenuti sufficienti, soprattutto ora che i vaccini garantiscono una buona copertura e che i rischi legati al virus sono di gran lunga inferiori rispetto ai danni che l'isolamento sta avendo sulle loro mamme. Così hanno deciso di unire le forze e avviare una petizione, inviata subito anche ad Upipa, alla Provincia e al direttore della Apsp di Pinzolo.
Chiedono a gran voce che le Rsa siano riaperte alle visite in presenza.
In poche ore le firme raccolte sono poco meno di 500 e aumentano di ora in ora. «Chiediamo che venga applicato anche a Pinzolo, ma in generale in tutte le Rsa Trentine, il protocollo sperimentale applicato in quattro Rsa pilota che hanno già aperto le aperto le porte ai parenti.
C'è un recente studio del dottor Livio Dal Bosco che evidenzia come il rischio per questi anziani di ammalarsi per una visita sia pari a 2 su 1 milione mentre gli effetti del perdurare della separazione degli ospiti dai loro affetti sono evidenti», spiega Alessandra Carli. «Con Alessandra ci siamo incrociate più volte, ormai più di 14 mesi fa, in quel reparto, tra quei tavoli dove tete-a-tete con le nostre mamme cercavamo di dire un qualcosa di luminoso per farle sorridere, magari tra un boccone e l'altro della loro cena», racconta Marina Turra. «La Pego e la Venanzia in casa di riposo a poco più di 60 anni, in camera assieme quasi a sostenersi e andare avanti, con la malattia che invece tira indietro. Ma è storia passata questa».
Poi è arrivato il Covid e improvvisamente le porte si sono chiuse e queste due figlie non hanno più potuto abbracciare le loro mamme. «Ma le emozioni non si fermano davanti ad una catena bianca e rossa e un cartello di alt, anzi, si rafforzano. E le nostre si sono di nuovo mescolate, a chiedere, all'unisono con il coro di tutte le persone logorate da questa inaccettabile situazione, che le porte riaprano, la vita provi a tornare più umana, la malattia più dignitosa se attorniata dagli affetti di sempre», dice Martina.Alessandra non si capacita del fatto che le richieste avanzate più volte alla Apsp affinché le venisse consentito di stare vicino alla sua mamma non siano state accolte.
«A Natale si è ammalata di Covid, ora le è stata somministrata la prima dose di vaccino e dunque è protetta.
Cosa stanno aspettando? Quando è entrata parlava e camminava. Ora non più. Parlarle dall'interfono è impossibile, perché la infastidisce. Non posso più aspettare perché la situazione sta diventando insostenibile. Devo fare qualcosa per lei e per gli altri nelle sue condizioni».
Nella petizione vengono ricordati i vantaggi riscontrati dal monitoraggio del primo mese di apertura nelle Rsa che hanno applicato il protocollo e i benefici per ospiti e familiari ma anche i rischi dell'isolamento a cui gli anziani sono costretti da più di un anno.
«Le brevi visite al di là di un vetro non possono essere la soluzione. Ho bisogno di parlare con la mia mamma. Lei ha bisogno di me. Gli operatori sono bravi, in questi mesi hanno fatto un grandissimo lavoro ma i familiari hanno un ruolo diverso».
Per firmare la petizione online e dare voce a quanti da settimane ormai chiedono una riapertura in sicurezza delle strutture.Nei giorni scorsi, per lo stesso motivo, i familiari delle Rsa avevano protestato anche in Veneto.