I test salivari «made in Trentino» e le frenate dell'Apss: da novembre a oggi non si è ancora riusciti a partire
Il laboratorio del Centro di biologia dell'Università (Cibio) a Mattarello era pronto a partire già in febbraio, ma per trovare 1.050 volontari per la sperimentazione l’Azienda sanitaria ha impiegato mesi
TRE MESI FA Inaugurato il laboratorio dei test salivari al Cibio: niente più tamponi nel naso, 3 mila esami al giorno
IL METODO Ecco come funziona e come si è svolta la sperimentazione trentina
TRENTO. Saranno usati soprattutto a supporto del mondo sportivo dilettantistico i test salivari realizzati nei laboratori universitari del Cibio di Mattarello, che però sono ancora in attesa di certificazione, dopo una serie di frenate legate alle procedure richieste dall'Azienda sanitaria provinciale.
Il risultato è che da febbraio, quando tutto era pronto per cominciare, resta ancora fermo il grande processo per processare in 24 ore fino a 3mila tamponi su campione salivare, metodo di prelievo molto più semplice rispetto all'invasivo e doloroso tampone nasale.
Così, mentre Lombardia e altre regioni accelerano proprio per poter utilizzare i test salivari nelle scuole, in Trentino, fra una lungaggine e l'altra, si pensa di riservare questo metodo solo al mondo delo sport. Eppure con il massiccio ritorno degli studenti in presenza e la prospettiva della ripartenza di attività commerciali e produttive è fondamentale mettere in campo a 360° strumenti diagnostici di maggiore facilità di utilizzo e di comprovata efficacia (il campione salivare in sostanza è equiparabile a quello nasale, ma con minori rischi legati alla qualità "manuale" del prelievo via tampone).
A Trento ci si concentra piuttosto sulla ripresa dell'attività all'aperto, che sarà seguita a breve da quella in palestra: le associazioni sportive avranno la necessità di sottoporre gli atleti a controlli preventivi con una certa frequenza. Avere perciò la possibilità di effettuare analisi rapide e affidabili con una modalità di raccolta semplice (basta lasciare un po' di saliva in una provetta) è un'opportunità da sfruttare.
«Faremo convenzioni con il Coni e con le associazioni - spiega Giancarlo Ruscitti, dirigente generale del dipartimento salute della Provincia - e poi durante l'estate si passerà a una graduale sostituzione generale dei tamponi molecolari classici con questi test salivari. Ci sono i ragazzi con meno di 16 anni, che non possono vaccinarsi, da tenere monitorati così come i giovani sotto i 40 che dovranno aspettare ancora diversi mesi per il vaccino e che magari avranno bisogno di un test per muoversi o per accedere a determinati servizi».
Le modalità di raccolta della saliva sono semplici e indicate con chiarezza sulla confezione che contiene le provette, studiate e realizzate appositamente da due aziende artigianali di Mattarello, e questa semplicità permetterà di delegare la raccolta del campione ai singoli che lo potranno poi conferire in appositi punti di raccolta.
«Sarà una prestazione sanitaria pubblica e gratuita» spiega Ruscitti.
E le scuole dottore? «Beh per le scuole forse è un po' tardi a un mese dalla chiusura» ammette il dirigente. Anche perché è vero che la sperimentazione è in fase conclusiva ma per avere la validazione del metodo utilizzato manca ancora un passaggio. La raccolta dei 1.050 campioni da confrontare coi tamponi rinofaringei classici si concluderà proprio oggi ma poi i risultati dovranno essere spediti a Roma all'Istituto superiore di sanità e all'ospedale Spallanzani per validarne l'efficacia. «E sui tempi romani non posso garantire...», commenta Riuscitti.
«Comunque - aggiunge - teniamo conto del fatto che la capacità di analisi del laboratorio di Mattarello è di 3.000 campioni al giorno». Numeri importanti ma insufficienti per pensare a uno screening scolastico di massa.
Uno screening che da maggio la Lombardia invece farà. L'annuncio è del governatore lombardo Attilio Fontana all'indomani delle parole del ministro Speranza, che ha annunciato l'okay del governo. «Saremo i primi in Italia» dice compiaciuto Fontana, che ringrazia l'Università statale di Milano da tempo impegnata nella sperimentazione e messa a punto dei test.
E dire che da mesi il Trentino era sul pezzo e pronto a partire. Il 6 novembre scorso l'Adige annunciava l'avvio della sperimentazione sui salivari da parte del Cibio e l'allestimento del laboratorio nella vecchia sede di Mattarello con finanziamento di un milione di euro da parte della Provincia. Da lì a un mese, si diceva all'epoca, il laboratorio sarebbe stato messo in funzione.
Poi una serie di rinvii e soprattutto i dubbi, in mancanza di norme e protocolli precisi, sul fatto che le modalità di raccolta e analisi sarebbero state convalidate a livello nazionale hanno rallentato l'iniziativa.
Il comitato etico dell'Azienda sanitaria ha preteso procedure e verifiche rigorose e il progetto si è incagliato nelle secche amministrative da dove non è ancora uscito.
«Noi eravamo pronti a partire, con il laboratorio e il personale formato, alla metà di febbraio», assicura il professor Massimo Pizzato, che per il Cibio ha seguito e diretto la sperimentazione in collaborazione con il dottor Patrizio Caciagli, ex direttore di laboratorio dell'azienda sanitaria rientrato in servizio dalla pensione proprio per dare una mano su questo progetto.
I vertici dell'Azienda sanitaria però non erano tranquilli; hanno preteso che fosse effettuata una prova generale invitando 1.050 persone ad affiancare al prelievo rinofaringeo la provetta con la saliva.
Il problema è che la ricerca dei volontari è avvenuta al drive through chiedendo alle persone in coda di leggere e firmare un consenso informato; procedura macchinosa che pochi hanno accettato e così ci sono volute settimane per portarla a termine.
Gli ultimi campioni saranno raccolti proprio nella giornata di oggi. Ma la storia non finisce qui. «Invieremo i risultati della sperimentazione a un referee esterno per avere la validazione. La parte amministrativa è molto impegnativa ma sono passaggi che devono essere fatti», dice Antonio Ferro, direttore sanitario dell'Azienda provinciale.
Che i test salivari rappresentano una “metodologia valida” specie nelle scuole lo ha ribadito a SkyTg24 anche Maria Rosaria Capobianchi, direttrice del laboratorio di virologia dell’Istituto nazionale malattie infettive Spallanzani di Roma.
“La saliva utilizzata come campione sul quale effettuare l’analisi per rilevare la presenza del virus è equivalente al tampone naso-faringeo. Nel momento in cui il ministero della Salute approverà i test salivari a scopo di sorveglianza, questi potranno dunque essere utilizzati per la definizione dei casi covid e per il loro conteggio, anche in ambito scolastico“, ha sottolineato l'esperta ricordando l'esito favorevole delal sperimentazione svolta nei mesi scorsi nelle scuole del Lazio.
Anche dal ministero della salute nelle ultime ore sono arrivate rassicurazioni: ormai per il via libera definitivo ai test salivari è questione di pochissimi giorni.